“Storico complesso teatrale nel cuore di Roma” in vendita a 24 milioni di euro, recita l’annuncio online dell’agenzia immobiliare Engel&Volkers. Il complesso è quello del teatro Eliseo e Piccolo Eliseo, di proprietà privata ma riconosciuto “di rilevante interesse culturale”, e che per questo negli ultimi sei anni ha beneficiato dei contributi del Fus, il Fondo unico per lo spettacolo del ministero dei Beni culturali. Oltre a quei fondi, il teatro ha ricevuto una montagna di altri finanziamenti pubblici che però non sono stati sufficienti a evitargli la bancarotta, la chiusura definitiva e il conseguente licenziamento collettivo di 21 lavoratori. Il complesso immobiliare in cui sorge l’Eliseo è stato acquistato nel 2014 dall’attore Luca Barbareschi al prezzo di sette milioni, come riepiloga lui stesso in una slide pubblicata sulla sua pagina Facebook. A questo investimento – sempre secondo i dati di Barbareschi – si aggiungevano altri sette milioni per il restauro e quasi tre per coprire le perdite, per un totale di 17 milioni di euro. Ciononostante (e nonostante i 2,2 milioni percepiti dal Fus in tre anni) il teatro nel 2017 aveva ancora il bilancio in rosso e rischiava di chiudere per fallimento.
I milioni dallo Stato… – Così è arrivato un altro flusso milionario di denaro pubblico. “In favore del teatro di rilevante interesse culturale Teatro Eliseo, per spese ordinarie e straordinarie, al fine di garantire la continuità delle sue attività in occasione del centenario della sua fondazione” è “autorizzata la spesa di quattro milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018”, recita un emendamento bipartisan fatto inserire nell’aprile 2017 nel decreto-legge correttivo della manovra. Questi otto milioni, secondo Barbareschi, sono stati destinati a un ulteriore restauro “della facciata e degli impianti di climatizzazione” oltre che alla realizzazione di “tre progetti speciali di produzione”. Risorse che peraltro si aggiungono alle due triennalità delle risorse del Fus (2015-2017 e 2018-2020) per un totale di oltre 4,7 milioni di euro, ma anche ai 700mila euro di ristoro percepiti per le chiusure forzate nei due anni di pandemia. Un totale di circa 13,4 milioni di euro di risorse pubbliche destinate alle casse private dell’Eliseo, che però non sono stati sufficienti a salvarlo.
…e quelli dagli enti locali – E non è tutto qui. Già nel 2017, in una lettera pubblica rivolta all’allora ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, quaranta enti teatrali avevano chiesto chiarimenti sulla legittimità di altri finanziamenti extra-Fus. “Le cifre elargite nell’anno 2016 per la Casanova srl (società di Barbareschi, proprietaria del teatro, ndr) risultano essere le seguenti: 514.831 euro circa dal Fus; 250.000 euro dal fondo integrativo per i progetti speciali gestito dal ministro Franceschini; 300.000 euro dalla Regione Lazio e 100.000 dal Comune”, si legge in un passaggio della lettera. In totale 650mila euro provenienti da enti locali e non annoverati nel conteggio del Fus. Inoltre agli altri impresari del settore non passa inosservato che Barbareschi (attore, regista, autore cinematografico e produttore televisivo, nonché direttore artistico dell’Eliseo già prima dell’acquisto) è sì uomo di spettacolo, ma anche di politica: ha militato in An, Pdl e Fli (il partito fondato da Gianfranco Fini), è stato deputato dal 2008 al 2013 e vicepresidente della commissione Trasporti. Piovono le accuse, il caso finisce in tribunale. Il processo è ancora in corso: Barbareschi e l’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio sono imputati di traffico di influenze illecite.
Il licenziamento collettivo (con accordo tombale) – A oggi la società che gestisce il complesso teatrale – il cui costo annuo secondo Barbareschi ammonta a 4,5 milioni di euro – è in rosso, al punto da aver licenziato tutti e 21 i dipendenti lo scorso novembre. Ai lavoratori è stata proposta la firma di un accordo tombale che prevede la rateizzazione del Tfr e la rinuncia al benefit del mancato preavviso: una modalità con cui l’impresa ha recuperato un migliaio di euro su ciascun licenziato, secondo le stime del sindacato Slc Cgil, che chiede con il segretario regionale Fabrizio Micarelli di “sapere dal signor Barbareschi quale sarà il futuro del teatro” e che sia “garantita la continuità occupazionale di tutte le lavoratrici e lavoratori coinvolti nella procedura di licenziamento”. Tra le associazioni dello spettacolo che stanno seguendo la vicenda c’è Cresco (Coordinamento delle realtà della scena contemporanea). “All’inizio del 2020 c’era stato un altro tentativo di destinare 12 milioni extra-Fus, ovvero non soggetti alle regole comuni, al Teatro Eliseo, poi scongiurato anche grazie al tempestivo intervento delle sigle di rappresentanza e di molte imprese di spettacolo dal vivo”, denuncia la presidente Francesca D’Ippolito. “Poi nel 2021 l’Eliseo ha ricevuto, come tutti gli altri soggetti finanziati, un’anticipazione pari al 65% del contributo 2019, su cui oggi pesa la richiesta di restituzione da parte del ministero. Infine, il teatro è stato beneficiario di un ristoro per mancati incassi pari a circa 700mila euro, nonostante sia chiuso dal 2020 e i dipendenti siano stati licenziati”, conclude. Il comitato Città pubblica, invece, ha invitato il sindaco di Roma ad “assicurare alla proprietà pubblica questo bene significativo e vincolarne la destinazione culturale e teatrale, che da 120 anni esso ha sempre mantenuto”.
La difesa di Barbareschi: “Ho salvato il teatro” – Dal canto proprio Barbareschi fa sapere di avere interlocuzioni in corso con il nuovo assessore alla Cultura di Roma Miguel Gotor (“che vuole darci una mano”), nonché con il governatore Nicola Zingaretti e il ministro della Cultura Dario Franceschini. Il proprietario dell’Eliseo infatti ha replicato alla bufera che lo ha colpito dopo la messa in vendita con un video su Facebook, istrionico ma anche avvelenato. “L’immobiliare non ha nulla a che vedere con il gestionale”, sostiene, “anche un cretino in malafede può capire che siamo l’unico teatro in Italia che ha avuto una cifra ridicola rispetto agli altri. Sono stati licenziati tutti perché” sono mancati “i compensi e le integrazioni economiche”. L’attore si dice vittima di un sistema: “Io ho salvato l’Eliseo – afferma – è un teatro pubblico-privato che prima del mio arrivo prendeva tre milioni di euro l’anno tra Regione, Comune e Provincia, fondi che non sono più arrivati perché io non faccio parte del giro dei compagni di merende” e sugli otto milioni extra-Fus parla di “una legge voluta dallo Stato per aiutare l’Eliseo a sopravvivere, ma siccome la madre dei cretini è sempre incinta qualcuno ha ben pensato di revocare questa legge che poteva essere prolungata per gli anni a venire per dare all’Eliseo il minimo sindacale per sopravvivere”.