Questa settimana, l’occupazione delle terapie intensive a livello nazionale raggiunge infatti il 16,7% (contro il valore del 17,3% della scorsa settimana). L’occupazione a livello nazionale dei reparti ordinari raggiunge invece il valore del 30,4% (rispetto al 31,6% della settimana precedente). La flash survey dell'Iss: Omicron al 95%, trovato il lignaggio BA.2 in 9 regioni
Indici in calo, anche se alcuni dati sono stati inseriti in ritardo e potrebbero avere provocato una sottostima. Il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità sembra però confermare quanto registrato in questi giorni: una diminuzione dei casi di contagio e di ricovero. Scendono i valori dell’incidenza dei casi di Covid per 100mila abitanti e dell’indice di trasmissibilità Rt: l’incidenza è infatti pari a 1823 (rispetto al valore di 2011 della scorsa settimana) e l’Rt si abbassa a 0,97 (mentre la scorsa settimana era pari a 1,31) quindi sotto la soglia di 1 che certifica una fase espansiva della pandemia.
Nel monitoraggio settimanale Isull’andamento dell’epidemia di Covid-19 si legge anche della diminuzione del numero dei posti letto occupati per Covid nei reparti di terapia intensiva ed in quelli ordinari. Questa settimana, l’occupazione delle terapie intensive a livello nazionale raggiunge infatti il 16,7% (contro il valore del 17,3% della scorsa settimana). L’occupazione a livello nazionale dei reparti ordinari raggiunge invece il valore del 30,4% (rispetto al 31,6% della settimana precedente). L’Istituto superiore di Sanità comunque sottolinea che diverse Regioni e Province autonome hanno segnalato “ritardi nell’inserimento dei dati del flusso individuale e non si può escludere che tali valori possano essere sottostimati”.
Rimane stabile il numero di nuovi casi di Covid-19 non associati a catene di trasmissione (652.401 vs 658.168 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in leggero aumento (18% vs 15% la scorsa settimana). È in diminuzione la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (38% vs 41%) mentre aumenta la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (45% vs 44%).
In questo quadro quattro quattro Regioni e province autonome sono classificate a rischio alto, di cui tre proprio a causa dell’impossibilità di valutazione per incompletezza dei dati inviati; 9 Regioni risultano classificate a rischio moderato. Tra queste, tre Regioni e province autonome sono ad alta probabilità di progressione a rischio alto. Otto Regioni e province sono classificate a rischio basso. Sono 15 le Regioni e province autonome che riportano almeno una singola allerta di resilienza. Quattro Regioni riportano molteplici allerte di resilienza secondo gli esperti dell’Iss.
L’Istituto ha anche diffuso i risultati della flash survey effettuata il 17 gennaio scorso: la variante Omicron era predominante, con una prevalenza stimata al 95,8%, con una variabilità regionale tra l’83,3% e il 100%, mentre la Delta era al 4,2% del campione esaminato (range 0% -16,7%). In totale, hanno partecipato all’indagine tutte le Regioni e province autonome e complessivamente 124 laboratori regionali e il Laboratorio di sanità militare e sono stati sequenziati 2.486 campioni. “È di un certo interesse il fatto che in questa indagine siano state rilevate 21 sequenze riconducibili al lignaggio BA.2, che è causa di più del 50% di infezioni da SARS-CoV-2 in alcuni Paesi Europei tra i quali, in particolare, la Danimarca”.
BA.2 è stato segnalato in 9 Regioni: Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia e Toscana. Nell’attuale scenario, sottolinea l’Iss, è “necessario continuare a monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali e con le indicazioni ministeriali, la diffusione delle varianti virali ed in particolare, di quelle a maggiore trasmissibilità e/o con mutazioni correlate a potenziale evasione della risposta immunitaria”.