Facce scure tra i parlamentari del centrodestra, imbarazzi evidenti, colloqui trasversali tra i gruppi. Dopo il flop della tentata spallata da parte di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia nel nome di Maria Elisabetta Alberti Casellati, con la seconda carica dello Stato affossata da 71 franchi tiratori, il clima in Aula è gelido nel corso della sesta votazione. Soprattutto tra i partiti della coalizione, andata in frantumi nel voto segreto, che ha deciso di astenersi.
Salvini – impegnato negli incontri riservati con Enrico Letta e Giuseppe Conte nel tentativo di trovare un’intesa – nemmeno si presenta a votare, Giorgia Meloni lo fa soltanto alla fine, dopo i delegati regionali. Accanto le passa Giovanni Toti, leader di Cambiamo, e i due alleati si ignorano. E non è un caso, dato che dopo la quinta votazione in casa centrodestra era già arrivato il tempo delle accuse incrociate, con gli stessi Fratelli d’Italia che si sono scagliati contro forzisti e centristi di aver tradito Casellati, facendole mancare i voti. E in Aula non manca nemmeno chi mostra con gesti eloquenti il proprio disappunto per la votazione flop, come il forzista Renato Schifani, accanto al collega di Cambiamo-Coraggio Italia, Gaetano Quagliariello.
In Aula diversi i capannelli bipartisan. La capogruppo di Forza Italia, Annamaria Bernini (già accusata dentro il gruppo di Fi di aver tramato contro Casellati, ndr) si è intrattenuta con deputati e senatori di Italia Viva e Pd, compreso il capogruppo renziano al Senato Davide Faraone. “Abbiamo aperto una trattativa con il centrosinistra, vediamo”, ha poi dichiarato ai cronisti in Transatlantico. Matteo Renzi, invece, dopo aver votato si è intrattenuto con due leghisti, l’ex sottosegretario Stefano Candiani e il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo e non solo. E pure Pierferdinando Casini – le cui quotazioni sembravano poter risalire dopo il flop Casellati – sembrava far ‘campagna elettorale”, intrattenendosi a conversare a lungo con parlamentari di Pd, Lega e Forza Italia, dai leghisti Gianmarco Centinaio e Stefano Candiani a Francesco Verducci, esponente dei Giovani Turchi, corrente del Pd guidata da Matteo Orfini.