È guerra tra l’Associazione nazionale presidi e il ministero dell’Istruzione sui numeri relativi alla didattica a distanza nelle scuole italiane. Il ministro Patrizio Bianchi, venerdì pomeriggio, ha pubblicato i dati relativi alla settimana dal 17 al 22 gennaio rilevando un peggioramento rispetto all’ultimo monitoraggio datato 19/01. Le classi in presenza sono calate dal 93,4% all’84,5%, quelle in didattica digitale integrata sono incrementate del 2%. Numeri, comunque, molto alti rispetto a quelli forniti dal presidente dell’Anp Antonello Giannelli, nel report da lui presentato due giorni fa e che fa riferimento a una raccolta eseguita solo venerdì 21. Va detto che ministero e presidi hanno usato parametri diversi per fare il quadro della situazione. L’Anp ha acquisito i dati di 1300 dirigenti scolastici mentre Bianchi (che da questa settimana pubblicherà ogni venerdì la fotografia dei presenti e assenti sul sito del ministero) ha a disposizione un campione di 6.841 scuole su 8.157.
Dal confronto tra i due report emergono, comunque, alcune percentuali molto difformi. Mentre altre si avvicinano o sono persino identiche. Partiamo dalla questione personale. In questo caso, sia il ministero che Giannelli parlano di circa il 7-8% di docenti e collaboratori scolastici che sono assenti. Di questi – a guardar lo schema presentato dal dicastero dell’Istruzione – sono meno dell’1% quelli sospesi perché non si sono voluti vaccinare. Più o meno uguale anche il quadro delle classi in dad alla primaria: 21,5% per il ministero, 23% per il sindacato dei presidi. Totalmente diversi, invece, i numeri relativi all’infanzia e alla secondaria. A detta di Giannelli, infatti, il 32% delle sezioni dei più piccoli sono a casa mentre per il professore ferrarese sono solo il 21%. Così alla secondaria, dove la percentuale di chi è in didattica a distanza o “mista” arriva al 38% per i presidi e si ferma, invece, al 15,6% secondo il Mi.
Andando ad osservare il grafico che riporta la situazione delle classi assenti (di tutte le scuole) Regione per Regione, anche in questo caso ci sono percentuali più o meno uguali (32% Anp-30% Mi, Basilicata; 34% Anp – 34,2% Mi, Emilia Romagna; 32% Anp – 30,7% MI, Friuli Venezia Giulia; 33% Anp – 34,7% Mi, Lombardia; 35% Anp – 33,9% Mi, Piemonte; 31% Anp – 32,5% Mi, Puglia) e altre completamente differenti: in Calabria per il presidente dei presidi mancano all’appello il 44% delle classi mentre per Bianchi solo il 14,7%; così in Molise dove gli uni dicono il 38% e gli altri il 15,6%.
Ciò che è certo è che la curva dei contagi a scuola è aumentata. Il ministro è comunque intenzionato a mettere in atto un’operazione trasparenza e ha creato sul portale del Mi una sezione dedicata ai monitoraggi. Stessa intenzione da parte di Giannelli: “Si tratta di numeri in evoluzione che noi offriamo alla riflessione collettiva nella convinzione che la trasparenza costituisca presupposto fondamentale per la democrazia. Da settimane denunciamo il caos nel quale sono costrette a lavorare le scuole e la necessità di semplificare le misure di gestione dei casi di contagio”. Il presidente dell’Anp aggiunge a ilfattoquotidiano.it: “Anche il ministro ha dovuto rendersi conto che la situazione sta peggiorando. In questo momento stanno andando in tanti a scuola ma andrebbe misurata l’efficacia di una didattica frammentaria e a singhiozzo”.