Il suo nome è girato, per l’ennesima volta, come candidato alla presidenza della Repubblica. Ma ancora una volta si è fermato all’ultimo miglio. Nel frattempo, però, Giuliano Amato è diventato il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Torinese, 83 anni, professore emerito di diritto pubblico comparato, più volte ministro, ha all’attivo due mandati da presidente del Consiglio nel 1992-1993 e nel 2000-2001. Nominato da Giorgio Napolitano il 12 settembre 2013, è il giudice costituzionale con maggiore anzianità ed è stato vicepresidente della Corte dal settembre 2020 sotto le presidenze di Mario Rosario Morelli e Giancarlo Coraggio. Rimarrà in carica circa 8 mesi, prima del termine del suo mandato da giudice di nove anni. Amato è stato eletto all’unanimità. Come primo atto, il presidente della Consulta ha nominato vicepresidenti le giudici Silvana Sciarra e Daria de Pretis e il giudice Nicolò Zanon. L’elezione è avvenuta dopo il giuramento da giudice nelle mani del capo dello Stato di Filippo Patroni Griffi, eletto alla Consulta dai magistrati del Consiglio di Stato.
Professore emerito all’Istituto universitario europeo di Fiesole e alla Sapienza di Roma, membro del Parlamento per 18 anni, ministro dell’Interno, due volte ministro del Tesoro e due volte capo del governo, Amato ha anche presieduto la Commissione Internazionale sui Balcani nel 2003-2005 ed è stato vicepresidente della Convenzione sul futuro d’Europa nel 2002-2003. Honorary Fellow dell’American Academy of Arts and Science, il 21 dicembre 2021 è stato nominato all’unanimità anche Académico Honorario della Real Academia de Ciencias Morales y Politicas. È stato presidente della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Istituto Treccani, nonché, dal 1994 al 1997, dell’Antitrust. Numerosi i suoi articoli su antitrust, libertà individuali, forma di governo, integrazione europea e su vari temi politici.
Amato ha redatto 171 decisioni dal suo ingresso alla Corte, nel 2013, fino ad oggi. Alcune delle pronunce più significative sono pubblicate sul sito online della Consulta nella pagina del presidente. Tra queste si ricordano quelle in materia di diritti fondamentali e diritto all’identità personale. In particolare, le pronunce sulla trasmissione ai figli del cognome materno (2016 e 2021), la sentenza che ha eliminato la necessità dell’intervento chirurgico per la rettifica anagrafica del genere (2015) e quella che ha esteso agli stranieri l’accesso al servizio civile (2015). Vanno inoltre ricordate le pronunce in materia di prevenzione (2021) e di prestazioni assistenziali e previdenziali ai condannati (2021) nonché quelle sull’ordinamento penitenziario minorile (2019 e 2021). In tema di rapporti tra poteri dello Stato, si rammentano le pronunce sul sindacato sui regolamenti parlamentari (2014) e, da ultimo, sulle ragioni dell’efficienza e tempestività delle decisioni parlamentari in materia economica e di bilancio (2020) nonché sull’abbinamento tra consultazioni referendarie e amministrative (2020).