Quirinale, le ultime “consultazioni” in Aula di Casini. Dal Pd a Iv, fino a Lega, LeU e Forza Italia tra colloqui privati e capannelli
Capannelli, colloqui privati lontani dalle riprese delle telecamere, e ancora abbracci e conversazioni. Con tutti i partiti o quasi, da Italia Viva al Partito democratico, fino alla Lega, Forza Italia e pure LeU. Nel corso della settima votazione – tra astensioni e schede bianche – mentre i partiti quasi pronti alla resa sembrano ormai rivolgersi al capo dello Stato Sergio Mattarella per chiedere un ripensamento su quel bis più volte allontanato dal presidente della Repubblica – c’è chi coltivava ancora le ultime speranze. Ovvero, Pierferdinando Casini, tra i nomi ancora in campo per un compromesso largo e condiviso tra gli schieramenti.
“Il mio nome? Soltanto se unisce, l’Italia viene prima delle ambizioni personali”, aveva spiegato il diretto interessato, già fondatore dell’Udc, intercettato dai cronisti prima di andare a votare a Montecitorio. E un tentativo ci sarebbe stato di sondare la Lega sull’ipotesi Casini, ma non sarebbe andato a buon fine. “Non ce lo vedo Salvini a votare Casini”, hanno spiegato fonti coinvolte nelle mediazioni. E dall’Aula il tentativo sembrava visibile: con lo stesso Casini che dopo il voto si è fermato a discutere con i leghisti Gian Marco Centinaio e Stefano Candiani, su tutti. Per poi fermarsi per diversi minuti a parlare con l’ex capogruppo dem (e già renziano Andrea Marcucci e tornare a riferire al gruppo leghista. Già prima si era intrattenuto con tanti altri parlamentari, dalla capogruppo Pd a Palazzo Madama, Simona Malpezzi, a Gaetano Quagliariello (Cambiamo-Coraggio Italia, fino al capogruppo Iv al Senato Davide Faraone e il forzista Maurizio Gasparri. Colloqui che non sembrano però aver smosso i veti iniziali sul nome di Casini, già ribaditi negli scorsi giorni, soprattutto quello della Lega e di Matteo Salvini. E ora, tra veti incrociati e flop nel segreto dell’urna, non sembrano esserci alternativi alla richiesta di un Mattarella bis.