La storia di Luigi Fiorentino, raccolta da ilfattoquotidiano.it: il lavoro come perito chimico in un'azienda di pelli di Santa Croce sull'Arno poi la battaglia giudiziaria lunga 16 anni durante la quale è intervenuto anche il Quirinale per sbloccare l'iter. L'esito è stato avverso ma il pensionato insiste: "Ci sono nuovi studi, quella decisione è da rivedere"
Ha lavorato tra il 1987 e il 2002 come perito chimico alla Stazione Sperimentale Industria Pelli di Santa Croce sull’Arno (Pisa), un ente pubblico, dove per 15 anni è stato esposto a una concentrazione elevata di solventi organici in particolare il diclorometano, il cloroformio, il n-esano. Dal 2002 è stato trasferito al Cnr-Invalsa di Sesto Fiorentino. Nell’estate del 2003 ha cominciato ad avere problemi fisici, strani formicolii, a camminare con sempre più fatica. A distanza di poche settimane gli hanno diagnosticato la sclerosi multipla. E’ la storia di Luigi Fiorentino, napoletano d’origine ma residente ora a Firenze, divenuto invalido al 100% con legge 104 sull’handicap. Ha contattato l’Inail per il riconoscimento della malattia professionale. Nel 2006 ha fatto ricorso all’ente per aprire il caso e nel 2011 ha fatto la visita collegiale con Inail ma non gli hanno riconosciuto nessun nesso tra il suo lavoro che comportava quotidianamente l’esposizione diretta ai solventi organici e la sclerosi multipla.
I nuovi studi scientifici
Fiorentino, constatato il diniego dell’Inail, ha deciso di ricorrere alle vie giudiziarie e ha iniziato un percorso processuale dal 2015 (primo grado), 2017 (secondo grado) fino alla Corte di Cassazione nell’ottobre 2018. Tutte e tre le sentenze sono state a lui avverse. “Sono consapevole di essere il primo caso in Italia”, dice a Ilfattoquotidiano.it, “ma volevo che si facesse luce e giustizia visto che soprattutto dal 2018 in poi ci sono anche studi internazionali tra cui uno svedese molto importante che confermano la correlazione tra l’esposizione ai solventi e la Sclerosi multipla”. Secondo Fiorentino “l’Inail non vuole creare precedenti, la SM non è stata riconosciuta ancora dalle tabelle dell’Istituto come malattia professionale. L’onere della prova (e tutte le spese legali, ndr) è stato a totale carico mio come lavoratore. Fin dal primo momento Inail si è opposta alle mie istanze, subito mi ha risposto: ‘Non esiste nessuna relazione tra l’esposizione ai solventi e la sclerosi multipla. Ha sempre fatto opposizione su tutta la linea’”.
L’interessamento del Quirinale
Fiorentino è una persona tenace e si rivolge nel 2021 anche agli uffici del Quirinale. “Quanto capitato ai miei danni, ma che potrebbe succedere anche ad altri lavoratori, mi ha spinto a ricorrere alla presidenza della Repubblica, che pur non potendo invadere direttamente un campo di sua pertinenza, si è comunque prodigata trasmettendo la mia legittima istanza alla presidenza dell’Inail e al suo direttore generale”. Fiorentino aggiunge che “visto l’interessamento del presidente Mattarella in poco tempo mi chiamano dall’Inail per chiedermi il numero di pratica di denuncia di malattia professionale in modo da accelerare i tempi per la revisione dell’iniziale provvedimento negativo espresso dallo stesso istituto assicurativo”. Da aprile 2021 però tutto tace e a niente sono valsi i solleciti di Fiorentino che chiede di “riaprire il caso alla luce dei più recenti studi scientifici e degli orientamenti giurisprudenziali” (due sentenze della sezione Lavoro della Cassazione del 2013 e del 2016) che attestano che “l’efficienza causale ad ogni antecedente che abbia contribuito, anche in maniera indiretta o remota alla produzione dell’evento (malattia, ndr) va governato col principio dell’equivalenza”.
La risposta dell’Inail
Contattato da Ilfattoquotidiano.it l’Inail ha risposto che “nell’anno 2020 l’assicurato inoltrava a una sede Inail diversa (Lucca e non più Firenze) un nuovo certificato medico riguardante la stessa patologia già definita negativamente a Firenze e, in sede giudiziaria, dalle tre sentenze sopra indicate. Trattandosi della stessa malattia su cui era intervenuta sentenza definitiva passata in giudicato, la sede di Lucca non poteva far altro che respingere la domanda di riconoscimento”. La situazione di recente si è evoluta in favore di Luigi. Il 28 ottobre 2021 l’ospedale di Careggi ha rilasciato a Fiorentino un nuovo certificato che attesta e riconosce la correlazione tra SM e la prolungata esposizione diretta ai solventi organici.
Alla luce di questi nuovi documenti medici e degli studi scientifici è possibile riaprire il caso? Al Fatto.it l’Inail spiega: “Nel rispondere su una vicenda umana dolorosa connessa a una patologia fortemente invalidante come la sclerosi multipla, dispiace purtroppo far presente che – come anche confermato delle valutazioni effettuate dalle consulenze tecniche di ufficio presso gli organi giurisdizionali che si sono espressi sulla vicenda – sulla malattia in questione e sulle sue possibili cause lavorative non ci sono evidenze scientifiche in grado di giustificare un orientamento diverso dell’Istituto. Tuttavia, l’Inail continuerà a riservare la massima attenzione agli studi della comunità scientifica, certamente valorizzando le nuove risultanze cui potrà pervenire nel tempo”.
L’appello alle istituzioni
Fiorentino vede ancora una volta disattese le sue richieste date le novità evidenziate. “Dicono che riserveranno la massima attenzione e poi nei fatti non lo fanno. Ripeto che gli studi scientifici, ormai non più nuovi, ci sono e che evidentemente manca la volontà di vedere riconosciuto quanto chiedo” dice Luigi. “Ancora una volta l’Inail si trincera dietro delle cose inesatte, davanti a nuove e inoppugnabili prove scientifiche l’Inail potrebbe riaprire il caso, allora mi domando perché non lo riaprono visto che esiste un certificato medico dell’Ospedale di Careggi che attesta l’assoluta certezza della correlazione tra sclerosi multipla e esposizione diretta ai solventi”. Fiorentino, che ora vive solo e in uno stato di salute grave, non si dà pace e si dice “stanco e sfiduciato, ma non domo circa la speranza di veder riconosciuta almeno la verità circa una malattia che mi ha cambiato la vita”, e lancia un appello alle istituzioni per “ridarmi la speranza di non aver combattuto invano in questi ultimi 16 anni anche per le altre persone che potrebbero trovarsi nelle mie stesse condizioni”.