A scatenare l’ondata di tweet critici verso Luigi Di Maio – accompagnati dall’hashtag #DiMaioOut – sono stati “profili finti“, “pacchetti di account dormienti riattivati apposta per pilotare il dibattito”, molti dei quali attivi dall’estero, in particolare dagli Usa. Insomma, è stato un “tweet bombing“, “chiaramente un’operazione studiata, che viene fatta da chi vuole modificare la percezione su alcuni temi”. È quanto ha sostenuto in un colloquio con Repubblica Pietro Raffa, amministratore delegato della società Mr & Associati (nonché blogger di Huffpost, testata online del gruppo Gedi, lo stesso di Rep). A smentirlo però è un’analisi del software MetatronAnalytics, una delle piattaforme di intelligence di rete più sofisticate al mondo, pubblicata dalla testata specializzata Key4Biz. Negli attacchi social al minitro degli Esteri per il suo comportamento nei giorni dell’elezione del presidente della Repubblica, sostiene il report, “non risulta alcun disegno di bombing, che per essere considerato tale deve affidarsi a dei Bot, ovvero ad account generati da computer. Al contrario, gli account usati sono tutti riferibili a persone in carne e ossa“. Addirittura – nota l’analisi – “tutto nasce dallo stesso tweet di Pietro Raffa pubblicato ieri sera in cui si descrive il presunto tweet-bombing contro Luigi Di Maio”, che “riscuote immediato successo”: è così che il giorno dopo “agenzie e testate si avventano sul tema e inseguono Raffa”, facendo entrare l’hashtag in tendenza.
NON c’è nessun “bombing” organizzato. Così come non ci sono “account sospetti” e neppure prevalenza di account statunitensi nel “caso” [montato ad arte?] su #DiMaioOut pic.twitter.com/eia78EtyiT
— Pier Luca Santoro (@pedroelrey) January 31, 2022
Il software ha riscontrato e analizzato 884 account per un totale di 2371 tweet. “Non figurano bot – si legge – ma cosiddetti sock puppets, ovvero account usati poco e in un certo senso risvegliati dopo lungo letargo oppure account multipli che appartengono alla stessa persona (si tratta di un fenomeno tipico tra militanti politici). Si tratta, nel nostro caso, di account aperti nel corso degli anni dal 2010 in poi, con solo gli ultimi due account aperti a gennaio 2022. Solo poco meno del 10% degli account coinvolti ha twittato più di 10 tweet, con la punta massima di un account (Simo) che ha twittato ben 128 volte tweet con #DiMaioOut. Quindi, con buona pace del presunto scoop, nessun tweet-bombing, né bot creati da computer, ma azioni di persone vere, magari mobilitate da un ordine concertato, come spesso accade in rete, specialmente in ambito politico e di militanza”. Anche la presunta provenienza dei tweet dall’America, riporta Key4Biz, “non è riscontrabile in alcun modo: al contrario, tutti gli account usati del nostro caso sono localizzati per la quasi totalità in Italia. La controprova sta nel fatto che ad un controllo dell’orario di attivazione degli account, figurano tutti posizionati ad un’ora di differenza da Greenwich”.