Non sono stato particolarmente attento agli eventi parlamentari di questa settimana ma ho letto alcuni resoconti giornalistici della vicenda. Ero certo che prima dell’inizio di Sanremo avremmo avuto un Presidente, in quanto l’attenzione dei giornali si sarebbe spostata e i dirigenti dei partiti sapevano che la pazienza degli elettori non è infinita.

Finita la settimana elettorale, mi pare si possa affermare che tra i mille politici “grandi elettori” vi siano molti mattacchioni o meglio, visto l’esito, “mattarelli”. A volte mi chiedo come sia il mestiere di politico: molti commentatori si soffermano sui benefici economici, di visibilità e potere sociale di questo lavoro; io scorgo anche molti problemi.

La classe politica funge da parafulmine per tutte le difficoltà del popolo che li ha eletti. Dopo aver votato per questo o quello facciamo a gare a denigrare il frutto delle nostre decisioni. Se cresce il costo del gas è colpa dei politici, così come se le strade hanno delle buche, se c’è l’inquinamento, l’immigrazione incontrollata, se ci sono episodi di violenza la colpa ricade immancabilmente su di loro. Ma di chi sono stati eletti?

Ognuno di noi, in cuor suo, nutre una folle convinzione che solo alcuni esprimono ad alta voce al bar, dopo alcuni bicchierini: “Se governassi io in poco tempo metterei tutto a posto!”. Appare così semplice prendere delle decisioni giuste se i fumi dell’alcol pervadono il nostro cervello. I politici “ladri” e “incapaci” non vogliono decidere per il bene del paese, per chissà quali oscuri interessi, quando invece sarebbe così chiaro e facile. Purtroppo quando ci risvegliamo, il giorno successivo dalla sbornia, comprendiamo bene che le decisioni non sono poi così semplici. Se per caso incappiamo in una seduta di condominio con altre dieci persone abbiamo la plastica dimostrazione della difficoltà nel mettersi d’accordo.

I politici e, soprattutto, i capi dei vari partiti sono sottoposti a pressioni psicologiche molto intense e palesemente alcuni non reggono la tensione, divenendo incoerenti e incapaci. L’attenzione mediatica e le telecamere appostate amplificano ogni debolezza, ogni gesto errato. Un piccolo difetto fisico o qualche manchevolezza vengono centuplicati e fatti oggetti di satira feroce.

Mi viene da dire: poveri politici! Qualcuno dirà: “Non glielo ha ordinato il dottore di farsi eleggere” e “Hanno benefit economici e di potere che compensano”. Certo, è vero. Per questo, a livello personale, di loro mi interessa poco. Mi stimola la riflessione psicologica sull’insieme della classe politica, in quanto prende decisioni molto rilevanti per il futuro di tutti noi.

Da un punto di vista psicoanalitico la politica italiana negli ultimi decenni oscilla, con una frequenza impressionante, fra l’abbandonarsi alle pulsioni dell’ES e ritornare, rovinosamente, sotto il controllo del Super Io. Per chi non ha dimestichezza con questi termini ricordo che Freud ipotizzò che la nostra mente sia caratterizzata da un conflitto permanente fra pulsioni spesso irrazionali che puntano a un’immediata soddisfazione, per lo più inconsce, che lui definiva Es e le istanze morali e le regole, frutto dell’educazione, per lo più coscienti, definite Super Io.

Nella politica negli ultimi decenni abbiamo assistito al prevalere, alternativamente, dei cosiddetti populismi che rappresentano simbolicamente i bisogni primari, per cui si deve avere tutto quello che si desidera e… in fretta: la pensione subito, indipendentemente dalle compatibilità economiche, benefici vari, autostrade e ponti disegnati sulla cartina dell’Italia… Uomini nuovi che, in un batter d’occhio, sono pronti per guidare lo Stato, promettendo: “Si può avere tutto facilmente, basta volerlo”.

L’oscillazione contraria è la richiesta di un padre, presidente della Repubblica, da rieleggere perché i figli sono troppo rissosi o di un “tecnico”, avulso dalla politica, che la commissari e finalmente decida anche di imporre delle regole.

La sensazione è che questo oscillare senza una rotta sia divenuto un tratto caratteristico degli ultimi anni. Provvedimenti demagogici, per cui si gettano soldi come il 110% per i lavori edili, si alternano a provvedimenti restrittivi, quando si scopre che la cassa è in deficit. Le pensioni sono un cantiere di questa oscillazione, fra elargizioni e restrizioni, così come la sanità: prima si mettono i ticket per poi toglierli.

Il prossimo anno si preannuncia interessante e pericoloso. Da un lato avremo una figura paterna austera, impersonata da due figure come il presidente della Repubblica e quello del Consiglio e, dall’altro, figli rissosi che, prima delle elezioni, faranno a gara a promettere le meraviglie di un mondo in cui i cani saranno legati con le salsicce. Noi cittadini eleggeremo dei politici che dal giorno dopo cominceremo a denigrare.

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