Un patto costato ai contribuenti italiani 962 milioni di euro (di cui oltre 207 nel 2021) solamente per le missioni militari ad esso collegate, ma che non è servito a fermare le morti in mare. Anzi, ha impedito alle organizzazioni umanitarie di prestare soccorso ai migranti. Il risultato è che a cinque anni dalla firma dell’accordo Italia-Libia, oltre 80mila migranti sono stati riportati nell’inferno dei centri di detenzione dalla Guardia Costiera libica, 1.200 minori solo nel 2021. È il bilancio con cui Oxfam denuncia gli effetti dell’intesa politica siglata nel 2017. Da allora, 32,6 milioni di euro sono stati destinati ai guardacoste libici dai governi che si sono succeduti, di cui 10,5 milioni solo nel 2021 (con un aumento di mezzo milione).

Gli effetti del patto Italia-Libia
Ma in questi cinque anni, più di 8mila persone hanno perso la vita lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Solo nel 2021 sono state 1.500, tra cui anche 43 bambini. “Il nostro Paese continua a rendersi complice finanziando la Guardia Costiera o altre autorità libiche palesemente conniventi con i trafficanti di esseri umani”, spiega Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, sottolineando che una buona parte dei soldi spesi, quasi 1 miliardo di euro, sono stati utilizzati per finanziare missioni in Libia “contribuendo a determinare le condizioni per una sempre più lucrosa industria della detenzione, fatta di tratta di esseri umani, sequestri, abusi di ogni genere”.

Su 32mila migranti riportati indietro dalla Guardia Costiera libica solo l’anno scorso, al momento si ha notizia di 12mila persone che si trovano in 27 centri di detenzione ufficiali, mentre degli altri 20mila si sono perse le tracce. “In Libia si assiste a una macroscopica e perdurante violazione dei diritti umani – ricorda Oxfam – che, come denunciato dalle Nazioni Unite, non avviene solo ad opera di gruppi armati o trafficanti libici e internazionali, ma con la complicità di funzionari della Direzione per la lotta all’immigrazione illegale (Dcim) del ministero dell’Interno libico”. Episodi di gravissime violenze e di stupri sono stati recentemente documentati nella struttura carceraria di Mitiga, così come in altri centri di detenzione ufficiali gestiti a Zawiyah, Tripoli e dintorni.

Le testimonianze
Saif (nome di fantasia), minore non accompagnato arrivato in Italia a maggio 2021 e accolto da Oxfam dopo un viaggio dal Bangladesh, racconta come in Libia sia stata la polizia di frontiera a sequestrargli il passaporto facendolo comunque entrare nel Paese. “A pochi giorni dall’arrivo, dopo avermi tenuto nel garage di una casa dove erano rinchiuse altre decine di migranti – ricorda – mi hanno portato a Tripoli nel bagagliaio di una macchina per 37 ore con un po’ di pane e acqua”. I trafficanti hanno poi preteso altri soldi alla famiglia per la restituzione del passaporto, mentre Saif ha dovuto lavorare in un cantiere edile. Dopo due settimane un altro gruppo armato lo ha rapito chiedendo un nuovo riscatto. “I miei carcerieri mi costringevano a telefonare a casa e, se non riuscivo a parlare con nessuno, mi picchiavano”. La famiglia è poi riuscita a pagare il riscatto e Saif ha raggiunto l’Italia solo dopo due tentativi falliti e nuove richieste di denaro, anche da parte della polizia libica: “Al mio secondo tentativo la Guardia Costiera libica ha bloccato il gommone a 14 ore dalla partenza. Ci hanno portato in una prigione dove eravamo in 56 in una stanza con la luce sempre accesa. In una settimana ci hanno portato da mangiare solo due volte. Mi hanno rinchiuso in una stanza, rubato le poche cose di valore che avevo, preso a schiaffi e picchiato con un tubo di plastica”.

L’appello di Oxfam
Oxfam, dunque, lancia un appello a Parlamento e governo affinché siano revocati gli stanziamenti per il 2022 diretti alla Guardia Costiera libica “che solo quest’anno ha intercettato e riportato in questo inferno il triplo dei migranti rispetto allo scorso anno”. Per l’organizzazione “serve un’inversione di rotta, una gestione lungimirante dei flussi e non la mera chiusura delle frontiere delegata a Paesi come la Libia o la Turchia”. Nel frattempo, nonostante le promesse, non è stato fatto alcun progresso in materia di tutela dei diritti umani. “Nonostante le numerose visite in Libia dei Ministri Di Maio e Lamorgese ci saremmo aspettati significativi progressi riguardo nuove e solide garanzie sul rispetto dei diritti umani dei migranti detenuti illegalmente nel Paese, ma a quanto pare nessun passo è stato fatto nemmeno dal Governo Draghi – commenta Pezzati – Sarà importante capire se il segretario del Pd Enrico Letta, a un anno dalla sua elezione, continuerà a seguire la linea Gentiloni-Minniti o sarà capace di superarla”.

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