Il magistrato rispondeva di omissione di atti d’ufficio per il caso dei verbali del legale su una presunta loggia Ungheria. Le dichiarazioni, coperte da segreto, sono state oggetto di una rivelazione che ha portato ad altre inchieste
A quattro mesi dalla richiesta di da parte della procura è stata archiviata a Brescia l’indagine in cui l’ex procuratore di Milano Francesco Greco rispondeva di omissione di atti d’ufficio per il caso dei verbali dell’avvocato Piero Amara su una presunta loggia Ungheria. I verbali dell’ex legale esterno di Eni indagato da più procure e condannato per corruzione di atti giudiziari furono consegnati dal pm Paolo Storari all’ex consigliere del Cms Piercamillo Davigo. Successivamente quei verbali arrivarono a giornalisti e anche a consiglieri del Csm in forma anonima e per questo a Roma è stata aperta un’inchiesta in cui è indagata l’ex segretaria di Davigo.
Il giudice per le indagini preliminari di Milano, Andrea Gaboardi ha depositato il suo provvedimento, 27 pagine, con cui ha accolto l’istanza avanzata dal procuratore capo Francesco Prete e dal pm Donato Greco che coordinano una inchiesta più ampia che riguarda in generale i procedimenti milanesi sull’Eni e ha sullo sfondo lo scontro che ha investito la magistratura del capoluogo lombardo e italiana. Il decreto del giudice, da quanto ha appreso l’Ansa, verrà prodotto dalla procura bresciana all’udienza preliminare fissata per giovedì prossimo, 3 febbraio, e nella quale sono imputati per rivelazione del segreto d’ufficio Davigo e Storari. I due magistrati dovrebbero rendere interrogatorio davanti al giudice per l’udienza preliminare Federica Brugnara che dovrebbe, poi, rinviare il procedimento e decidere se mandarli a processo, come hanno chiesto i pm Prete e Donato Greco, o disporre il loro proscioglimento.
L’intera vicenda ha dato origine in totale a tre procedimenti penali a Brescia: oltre all’udienza preliminare per Storari e Davigo, c’è l’inchiesta in corso su De Pasquale e il pm Sergio Spadaro ed è indagata anche l’aggiunto Laura Pedio, titolare del fascicolo ‘falso complotto’, a cui viene contestata, tra l’altro, la gestione di Vincenzo Armanna, grande accusatore dei vertici Eni. Greco è indagato per diffamazione dopo una denuncia presentata da Davigo dopo l’intervista rilasciata lo scorso settembre da Greco al Corriere della Sera.
Intanto la prima commissione del Csm, in trasferta oggi alla Procura di Milano, ha terminato le audizioni del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e dello stesso Storari, nei confronti dei quali è stata aperta dal Csm una procedura per incompatibilità ambientale e funzionale, dopo i contrasti sorti tra i magistrati milanesi per la gestione del procedimento Eni. Le verifiche della prima commissione – di cui fanno parte il presidente Benedetti, la vice Braggion e i componenti Cerabona, Di Matteo, Chinaglia e Celentano – sono volte a capire cos’abbia alimentato gli screzi all’interno della Procura e se questi possano compromettere ancora oggi il lavoro dei magistrati. La commissione, arrivata a Palazzo di Giustizia lunedì mattina intorno alle 9, ha sentito prima il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, indagato dalla Procura di Brescia per la gestione delle prove nel processo per corruzione internazionale Eni-Nigeria, e poi il pm Paolo Storari, anche lui indagato dai pm bresciani per rivelazione del segreto d’ufficio sulla vicenda della presunta loggia Ungheria.
Dopo i due magistrati al centro della procedura per incompatibilità ambientale, la prima commissione del Csm sentirà l’aggiunta Alessandra Dolci, capo della Dda, il dipartimento di Storari, e il procuratore facente funzione Riccardo Targetti.