L’ombra del proporzionale puro torna a proiettarsi sul sistema politico italiano. E’ uno degli effetti creati dall’elezione del Presidente della Repubblica. La rielezione a larga maggioranza di Sergio Mattarella ha forse stabilizzato il governo a stretto giro, facendo evaporare il rischio delle elezioni anticipate. Ma a votare prima o poi bisognerà comunque tornare. E in previsione del voto del 2023 si è riaperto il dibattito sulla legge elettorale, fermo al 9 gennaio 2020, quando fu depositato in Commissione alla Camera il Germanicum, sostenuto dall’allora maggioranza giallorossa: si tratta di un proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, che lo rende appunto simile al modello tedesco. Come sempre accade, il dibattito si articola tra due scelte di fondo, vale a dire proporzionale o maggioritario, benché le due impostazioni possono essere declinate in vari modi o anche miscelarsi, come per l’attuale legge, il Rosatellum.
Il dialogo viene rilanciato ora, con lo scongelamennto di alcune posizioni che rendevano impraticabile il confronto: il fermo no della Lega e di Forza Italia al proporzionale, perorato invece da M5s, bloccava qualsiasi discussione, come anche le ripetute dichiarazioni di Enrico Letta in favore del maggioritario, che avevano fatto parlare nei mesi scorsi di un asse con Giorgia Meloni. Ora la richiesta di riaprire il dossier fatta dal segretario del Pd e le prime aperture sul proporzionale da parte dei berlusconiani e perfino nella Lega, permettono almeno di riaprire il dibattito. Sullo sfondo c’è appunto il cosiddetto Germanicum, cioè un proporzionale ma con una soglia altissima al 5%, che è la bozza accolta come testo base in Commissione affari costituzionali della Camera, ma fermo da mesi.
Domenica Letta ha inserito la legge elettorale tra le priorità, con l’obiettivo di superare le liste bloccate. Non ha dunque parlato esplicitamente di superamento della parte maggioritaria contenuta nel Rosatellum (il 36% dei seggi) e che spinge a coalizioni definite prima del voto. Ma all’ultima Direzione, quasi tutte le correnti (Base riformista, AreaDem, la sinistra di Andrea Orlando e i Giovani turchi di Matteo Orfini) hanno sostenuto il proporzionale: il segretario si è dichiarato pronto al confronto. La trattativa per scegliere l’inquilino per il Colle, spinge molti esponenti del Pd a insistere su un sistema proporzionale in cui Pd e M5s corrano ognuno per conto suo, senza impelagarsi in dispute sui collegi uninominali. Per questo modello anche Leu, come ha spiegato il capogurppo Federico Fornaro, il quale ha ricordato gli altri punti aperti, come il metodo di selezione dei parlamentari: preferenze o collegi, sul modello del Senato prima del 1994?
Poi ovviamente c’è il problema della soglia. Il 5% del Germanicum, proprio come nel sistema tedesco, freno alla frammentazione, non piace ai piccoli, da Leu a Coraggio Italia, favorevoli a uno sbarramento molto più basso. E’ chiaro che il proporzionale, che non obbliga a dichiarare prima del voto le coalizioni, riapre il cantiere di un Centro. Questo tema interpella in modi diversi Iv e Fi. Matteo Renzi, nelle trattative per il Quirinale, ha viaggiato in sintonia con Letta, come ha sottolineato oggi, ed ora deve decidere se lavorare a una aggregazione di centro con Azione e +Europa che guarda al Pd o ad una più moderata con Toti e Brugnaro, e magari con una Forza Italia a traino di Carfagna-Gelmini-Brunetta. Berlusconi appena due settimane fa, ha confermato a Salvini e Meloni di prediligere il maggioritario, ma la faglia creatasi sul voto per il Presidente della Repubblica ha fatto sì che l’ala vicina ai tre ministri, stia spingendo sul Cavaliere per rivedere la posizione sulla legge elettorale e sulla prospettiva politica. In questo panorama, uno scongelamento sembra poterci essere anche nella Lega. Mercoledì, al terzo scrutinio, quando in nome dell’unità del centrodestra la Lega (così come Fi e Fdi) ha dato indicazioni di votare scheda bianca, ben 26 schede riportavano i nomi di Giorgetti (19) e Bossi (7), come a rivendicare una autonomia. E infatti non sono pochi i parlamentari del Carroccio che sostengono come il proporzionale possa convenire anche alla Lega.