Da giorni va avanti una stucchevole corrispondenza: prima una lettera in cui la Lega si rivolge al Coni e a Palazzo Chigi contro le ingerenze della Figc, poi la risposta della federazione, che ha parlato di “sconcerto e lacerazione”. L'uscita di scena di Dal Pino può aprire a un commissario ad acta o a un blitz del presidente della Lazio per controllare la Confindustria del pallone
In piena emergenza, con gli stadi ancora mezzi chiusi, i bilanci per aria, le richieste di aiuti al governo, la Serie A si ritrova senza presidente. Il n.1 della Lega Calcio, Paolo Dal Pino, è dimissionario: che sia per ragioni personali (come da motivazione ufficiale) o per le tensioni latenti che vanno avanti da giorni e ora sono pronte ad esplodere, poco cambia. Il pallone italiano è di nuovo nel caos.
Da Milano, giurano che si tratti di una scelta di vita: Dal Pino si trasferisce negli Stati Uniti, dove lavora e l’azienda di cui è amministratore delegato (la telco Telit) gli ha chiesto un impegno in pianta stabile. Decisione presa a fine 2021 e ufficializzata adesso. Gli impegni in Usa sono veri, come testimonia del resto la storica crisi a inizio 2020, quando in piena emergenza coronavirus e alle porte del lockdown, con il caso nazionale del rinvio di Juventus-Inter, il presidente si fece cogliere impreparato in trasferta a New York. Che ci si creda o meno, la tempistica è comunque delicata. L’addio arriva in un momento in cui la Serie A è al centro di uno scontro con la FederCalcio di Gabriele Gravina, di cui proprio Dal Pino è (o sarebbe meglio dire era?) l’alleato più prezioso.
Il problema sono i nuovi principi informatori varati dalla Figc: prevedono che tutte le decisioni più importanti (a parte la sfiducia dei vertici) si possano prendere a maggioranza semplice, così da superare i troppi veti che negli ultimi anni hanno bloccato le riforme. Serie B e C si sono subito adeguate, la Serie A no. I club non ne vogliono sapere di rinunciare al loro potere. E qui entra in gioco il solito Claudio Lotito: il patron della Lazio, nemico giurato di Gravina, da sempre sostenitore del principio “il pallone è mio, quindi decido io”, sta guidando la resistenza della Serie A. Ne è nata una stucchevole guerra di carte bollate: prima una lettera in cui la Lega si rivolge al Coni e a Palazzo Chigi contro le ingerenze della Figc (approvata ma non firmata da tutti i club, scritta dai “falchi” di Lotito e smentita dalle “colombe” vicine a Gravina); poi la risposta della FederCalcio, che ha parlato addirittura di “sconcerto e lacerazione”.
Siamo alla lotta del potere per il potere. L’oggetto del contendere apparentemente non esiste, quindi le vere ragioni dello scontro vanno ricercate in partite molto più importanti e nascoste: come ad esempio le riforme che ha in mente il presidente Gravina come obiettivo del suo secondo mandato, che fin qui però sono impantanate. Oppure il famoso progetto di vendere un pezzo di Serie A ai fondi di investimento stranieri, promosso proprio da Dal Pino e bloccato da Lotito: c’è chi è convinto che con una maggioranza semplice potrebbe tornare in auge. Solo così la forma può diventare sostanza e lo scontro degli ultimi giorni avere un senso.
Dopo lo scambio di corrispondenza, si era arrivati ad una tregua armata: 15 giorni chiesti dalla Serie A e concessi dalla Figc, con la minaccia però di inviare un commissario ad acta allo scadere della deroga. Nella speranza che intanto arrivi il parere del Collegio di garanzia del Coni a fare chiarezza. Adesso però le dimissioni di Dal Pino complicano ulteriormente la situazione e fanno precipitare non solo la Serie A, ma tutto il calcio italiano nel caos.
Dal Pino era anche vicepresidente della FederCalcio. È vero che Gravina può contare su un sostegno trasversale, ma con Serie B e C debolissime, e i Dilettanti commissariati, Dal Pino era il suo alleato più forte ed importante. Adesso quella poltrona torna in gioco e finirà immediatamente nel mirino di Claudio Lotito, che ha giurato di farla pagare a Gravina dopo lo “scippo” della Salernitana. Per eleggere il nuovo presidente bastano 11 voti a partire dalla terza votazione: Lotito ha appena dimostrato di averli, quando la settimana scorsa ha fatto passare come consigliere indipendente il suo candidato Gaetano Blandini, superando proprio quello sostenuto da Dal Pino. Per il presidente la partita è più complicata, ma le grandi manovre sono già cominciate e se davvero la Serie A dovesse eleggere un presidente di area lotitiana passerebbe definitivamente all’opposizione in Figc. Dall’altra parte, Gravina osserva preoccupato ma potrebbe approfittare di uno stallo prolungato per provare a commissariare la Serie A. Il calcio italiano ha ricominciato a litigare.
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