Poche nubi all’orizzonte, ma che non promettono niente di buono. Sono ancora un volta i rifiuti e gli impianti di trattamento a gettare ombra sui primi cento giorni da sindaco della Capitale di Roberto Gualtieri: residenti e istituzioni locali, infatti sono sul piede di guerra. Gualtieri, insediatosi a ottobre, ha firmato quasi 170 delibere di giunta in questi mesi. Molte sono tecniche, altre (almeno una quarantina) invece sono di contenuto e sono principalmente orientate a metter mano ai due grandi problemi della Capitale: trasporti e, appunto, la gestione del ciclo dei rifiuti.
Un’ottantina di atti riguarda le assunzioni nello staff del sindaco o degli assessori: documenti che hanno sollevato non poche polemiche da parte delle opposizioni, sia per le figure scelte, molte selezionate tra le file del Pd, sia per il costo annuo totale che ammonta a 6,5 milioni. Tra gli altri provvedimenti licenziati il grosso però riguarda la mobilità (dall’avvio della sperimentazione sui semafori per calmierare il traffico ai fondi maggiori per la manutenzione delle linee A e B della metro) e i rifiuti (dalla riorganizzazione della governance di Ama alle deleghe ad Acea per la partecipazione a bandi Pnrr per ammodernare o realizzare impianti). Se sui trasporti, al netto dell’atavico problema della ferrovia Roma-Lido, Gualtieri per ora può star tranquillo, sul fronte dei rifiuti tira aria di burrasca.
Ama, la società capitolina che gestisce il ciclo, sta partecipando a un bando del Pnrr per la costruzione di due biodigestori. Secondo le indiscrezioni, i due impianti per il trattamento dell’organico dovranno andare nelle due aree già individuate dalla giunta Raggi: uno a Cesano Osteria Nuova, zona nord della Capitale che cade nel Municipio XV, a una decina di chilometri dal lago di Bracciano; l’altro a Casal Selce, frazione a ovest della città che cade nella Valle Galeria, l’area martoriata da quarant’anni di sversamenti nella discarica di Malagrotta. I due impianti non hanno incontrato il favore dei residenti ma neanche dei presidenti dem dei Municipi interessati che, pur rendendosi disponibili a collaborare con l’amministrazione che rappresentano, sono fermi nel dire no alle due proposte.
All’origine del malcontento dei residenti c’è il cambio di passo sulla tipologia di impianto: “L’impianto di Casal Selce doveva essere aerobico e doveva accogliere 60mila tonnellate annue di rifiuti organici, questa amministrazione invece sta ragionando su un impianto da 120mila tonnellate e di tipo anaerobico”, spiega Massimo Prudente, presidente del Comitato Valle Galeria Libera. “Questo cambio è inaccettabile, il territorio non lo sopporterebbe. Tra l’altro impianti uguali, seppur di dimensioni molto più grosse, ci sono a Padova e Trieste e in quei casi sono state certificate gravi morie nelle fattorie dei dintorni. L’impianto di Casal Selce sorge proprio nell’agro romano, anche se è lontano dalle abitazioni rischia di inquinare il suolo, già esposto a causa della vicinanza alla discarica di Malagrotta”, conclude. Per questo i comitati hanno già incontrato l’assessora capitolina all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, dalla quale hanno ricevuto la rassicurazione di una verifica sulle osservazioni sollevate. Nei prossimi giorni saranno ricevuti dalla minisindaca del Municipio XIII, Sabrina Giuseppetti, che esprime “una forte contrarietà” e segnala “tante perplessità anche nella maggioranza municipale” sull’ipotesi di realizzare a Casal Selce un biodigestore. La motivazione principale è che “il sito sorgerebbe nella Valle Galeria – dice Giuseppetti – territorio vicino a Malagrotta che per anni ha pagato un forte prezzo dal punto di vista ambientale e della salute. Abbiamo sempre detto di no a nuovi impianti in quell’area di periferia che già sconta la mancanza di infrastrutture della mobilità e di servizi di urbanizzazione primaria”.
Ora l’amministrazione municipale si prepara a votare un atto di consiglio nei prossimi giorni che esprima contrarietà alla realizzazione dell’impianto in quella zona. Proprio come già accaduto nel Municipio XV, quello che governa su Cesano Osteria Nuova, dove il consiglio ha votato all’unanimità una risoluzione presentata dalla maggioranza di centrosinistra per dire no all’impianto. Qui il presidente Daniele Torquati si dice “a completa disposizione per la risoluzione del problema generale di Roma” ma chiede anche che sia “affrontato in maniera complessiva e non ripartendo dalla progettazione esistente della vecchia giunta la quale, come è evidente, ha fallito” perché “l’area individuata non è conforme a ospitare quell’impianto, non sopporterebbe un carico di 30 o 40 camion al giorno. Questo genere di impianti va fatto a ridosso del raccordo e delle vie ad alto scorrimento”.
Altro grattacapo per Gualtieri, nei prossimi giorni, arriverà dal Municipio VI, zona est della Capitale che abbraccia i territori da Tor Bella Monaca a Tor Pignattara: qui l’amministrazione guidata da Nicola Franco, di centrodestra, ha portato dalla sua parte anche il centrosinistra e ha licenziato all’unanimità un atto di impegno che chiede al minisindaco di rappresentare la contrarietà dei residenti e dell’aula municipale all’ampliamento del Tmb di Rocca Cencia. Sul progetto 13 comitati e associazioni di residenti hanno presentato ricorso al Tar del Lazio, perché “siamo fortemente contrari al revamping”, spiega Marco Manna del Cau, Comitati e associazioni uniti. “Non si può lanciare l’idea che questo impianto sia necessario e imprescindibile”, aggiunge. Il minisindaco di FdI ha anche ritirato le deleghe al suo assessore all’Ambiente: vuole andare personalmente dal governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, e dal sindaco Gualtieri a consegnare le istanze del territorio. Si porterà anche i capigruppo municipali, anche quello del Pd di Gualtieri. Nel territorio delle Torri, secondo il presidente, c’è “il più alto numero di discariche abusive e il tasso di inquinamento, anche acustico, più elevato di Roma. La salute, dei cittadini e dell’ambiente, riguarda tutti, come dimostra l’unanimità sull’impegno che mi è stato conferito”.