Ambiente & Veleni

Smog e zero piogge: la Lombardia soffoca. “Combinazione tra siccità e aumento delle temperature, ma è già successo”. Ecco perché dobbiamo sperare nella primavera – L’analisi di Luca Mercalli

Il climatologo: "Inverno anomalo, perché mite e con poche precipitazioni, ma non è ancora finito e, soprattutto, non siamo ancora di fronte a qualcosa che non è mai stato osservato, ossia nel campo dell’eccezionalità climatica"

Dietro lo smog in Pianura Padana, con Milano che a gennaio 2022 ha registrato quasi tutti i giorni livelli di Pm10 fuorilegge, ci sono anche le scarse piogge che non aiutano. Uno dei fenomeni a cui si assiste in questo inverno ‘anomalo’, insieme alla neve assente persino sulle Alpi e alla siccità che attanaglia il Nord Italia, con il ‘record’ del Po in secca come d’estate. La Pianura Padana sta soffocando e le previsioni dicono che bisognerà ancora attendere per la pioggia. “Colpa di un anticiclone molto potente, stabile sull’Europa occidentale da un mese, che impedisce l’accesso alle perturbazioni” spiega il climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli, al quale ilfattoquotidiano.it ha chiesto che conseguenze avrà tutto ciò nel nostro Paese e in che modo questi diversi fenomeni siano collegati ai cambiamenti climatici in atto.

Temperature, neve, siccità: quali sono i dati che devono davvero preoccupare? “Anche gli eventi estremi vanno letti, cercando di capire se fanno parte di un dato isolato o se rientrano in una tendenza. Periodi di siccità ci sono sempre stati – spiega – ma ad essere una novità è la combinazione tra siccità e aumento delle temperature” spiega Mercalli. E aggiunge: “Possiamo certamente definire quello in corso un inverno anomalo, almeno fino a questo momento, perché è stato mite e con poche precipitazioni, ma non è ancora finito e, soprattutto, non siamo ancora di fronte a qualcosa che non è mai stato osservato, ossia nel campo dell’eccezionalità climatica”.

Il trend della temperatura – A questo riguardo il climatologo invita a distinguere i vari sintomi dei cambiamenti climatici: “Quest’inverno rientra nel trend globale (e italiano) dell’aumento della temperatura, che è sempre e comunque un sintomo del cambiamento climatico” spiega. Si tratta di un trend inesorabile, che riguarda tutto il pianeta e fa registrare aumenti costanti. In questi mesi, tra l’altro, la temperatura non è stata tanto anomala nelle zone di pianura “dove abbiamo avuto l’inversione termica e le nebbie” quanto nelle zone di montagna e collinari “con dati davvero sorprendenti culminati, nel giorno di Capodanno, con temperature tra i 18 e i 20 gradi su tutte le Alpi, sopra i mille metri”.

La siccità – Discorso diverso è quello della siccità, fenomeno che “può essere analizzato con i dati della temperatura e diventare via via preoccupante, a seconda di come si combina con il riscaldamento globale e della stagione in cui cade”. Ma ad oggi, spiega Mercalli, non segue un trend inesorabile. “La stessa siccità che poteva esserci cento anni fa, però – aggiunge – oggi fa i conti con l’aumento di temperatura e con i nostri utilizzi delle risorse idriche, anche quelli aumentati nel tempo”. E gli effetti sono la cronaca: dall’Osservatorio Anbi (Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la Tutela del territorio e delle acque irrigue) registrano scarsità idrica in tutto il Nord Italia, con fiumi ai minimi storici (la portata del Po è dimezzata rispetto a un anno fa) e laghi in sofferenza e un ridimensionamento delle portate fluviali in alcune regioni del Centro-Italia. “Ci troviamo in una situazione di siccità ben strutturata – spiega Mercalli – con una serie di problemi: gli incendi, l’acqua che inizia a scarseggiare e la presenza di poca neve in montagna. In questo caso, però, basta poco a invertire la situazione. Se si mette a piovere a marzo, aprile e maggio, si ripiana tutto il deficit accumulato”.

Mercalli: “Situazione grave se si rimane a secco fino a maggio” – Dunque basteranno le piogge a risolvere una situazione che, ad oggi, sembra francamente disastrosa? “Basteranno se avremo una primavera piovosa, cosa che spesso avviene. Statisticamente, nella regione alpina occidentale i mesi più piovosi dell’anno sono aprile e maggio”. E la parte principale del bacino del Po è a Nord-Ovest, dunque la portata del fiume si forma in Piemonte e Lombardia. “Tra l’altro – aggiunge il climatologo – le precipitazioni di aprile, in genere, sono pioggia fino ai mille metri e neve sopra quella quota. Quindi se piove molto in primavera, questo ci dà anche una certa riserva per le portate dei fiumi nei primi mesi dell’estate”. E se non dovesse arrivare la pioggia che ci si aspetta? “La situazione diventerebbe grave se la siccità dovesse protrarsi fino a maggio. Raramente, ma è accaduto. Per il momento ci troviamo di fronte a una siccità anomala, ma nei canoni del ‘già visto’. Peggio è andata, per esempio, nell’inverno ’88-’89 o nel 2017 con la crisi idrica del Lago di Bracciano”. In quel caso è stata la combinazione della siccità con il caldo (e una evaporazione superiore) a determinare una situazione di emergenza. In estate, poi, anche le piante richiedono più acqua.

In queste ore Coldiretti ha lanciato l’allarme definendo la siccità “la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con un danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti”, pur ricordando che l’Italia resta un Paese piovoso “con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente dei quali, purtroppo, appena l’11% viene trattenuto”. Per Mercalli, il problema per l’agricoltura si porrà da metà marzo.

La presenza (e l’assenza) di neve – Altro fenomeno che preoccupa e non poco è la riduzione della neve sulle Alpi. “La neve segue il trend della temperatura che sale, se guardiamo ai dati di tutto il secolo – spiega il climatologo – anche quelli sulle Alpi. Però, all’interno della linea temporale, ci sono delle forti oscillazioni. L’anno scorso, per esempio, sulla Carnia ci sono state delle precipitazioni nevose straordinarie, ma era un fatto localizzato e temporaneo”. Di fatto non c’era neve in Piemonte e in Valle d’Aosta. Quest’anno, invece, non c’è neve né da una parte, né dall’altra. Tutto questo si traduce in un terno al lotto per gli stabilimenti sciistici. Per questo si cerca di ovviare con l’innevamento programmato. “Ma se poi fa anche caldo, i cannoni sparano acqua” commenta Mercalli. Come un serpente che si morde la coda.