Quasi mezzo milione di euro di risarcimento per danno biologico e morale. È quanto spetterà a un ex operaio che ha lavorato nello stabilimento Italsider-Ilva di Taranto per 26 anni, tra il 1974 e il 2000. Lo ha deciso il Tribunale di Taranto, sezione Lavoro, riconoscendo che l’uomo, oggi 73enne, venne esposto alle fibre cancerogene di amianto e tre anni fa ha ricevuto una diagnosi di mesotelioma pleurico.
La condanna riguarda Fintecna spa, all’epoca dei fatti Italsider. Il lavoratore, è scritto nella sentenza, “nell’espletamento delle proprie mansioni di addetto discarica scorie e operatore piattaforma nelle acciaierie 1 e 2 dello stabilimento siderurgico di Taranto, è rimasto continuativamente esposto ad amianto”. In particolare, “modellava e applicava un cordone di amianto affinché la colata non fuoriuscisse dallo stampo”, un’attività che “determinava il distacco del coibente e la conseguente dispersione di polveri di amianto nell’ambiente di lavoro, che era chiuso”. Non solo: perché, ad avviso del tribunale, “l’azienda forniva solo mascherine senza filtro”.
La consulenza tecnica di ufficio medico-legale ha “evidenziato altresì la sussistenza del nesso causale tra l’attività lavorativa svolta dal ricorrente alle dipendenze della convenuta, con particolare riferimento alla sua esposizione ad amianto, e la patologia da cui egli è affetto (mesotelioma pleurico)”. A rendere nota la sentenza è stato Luciano Carleo, presidente di Contramianto, la onlus che ha fornito assistenza legale all’operaio tramite gli avvocati Cataldo Fornari e Daniele Maranò. Il risarcimento, commenta Carleo, “certamente non ridarà la salute a quell’operaio” ma riconosce “la prolungata ed ultra decennale esposizione all’amianto nell’Italsider/Ilva di Taranto quale causa del mesotelioma pleurico sviluppatosi ad oltre quarant’anni dalla prima esposizione”.