Alla domanda se siamo ormai all’epilogo della pandemia risponde: “Solo per scaramanzia dico che è possibile, ma sì, tutto sta andando verso quella direzione”. Parole di ottimismo quelle di Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Ema (l’Agenzia europea del farmaco) e ora consigliere del generale Figliuolo, che in un’intervista alla Stampa dice di sperare che “a inizio marzo potremo andare a tappe verso la normalizzazione e arrivare a un’estate quasi tranquilla”. Ma precisa che “il rischio di nuove varianti in grado di generare nuove ondate” c’è ancora, “è insito nel fatto che nel mondo abbiamo ancora 2 milioni di infezioni al giorno. Il problema è la disomogeneità territoriale dei contagi. Se in Europa occidentale siamo intorno al 90% di vaccinati, ad Est abbiano aree al 40%. E se restano sacche così grandi dove il virus può facilmente circolare è difficile che non muti e non arrivi anche in altri Paesi. Ameno che non ci isoli dal resto del mondo. Cosa insostenibile socialmente ed economicamente”.
Omicron comunque insegna che alla lunga le mutazioni diventano più benevole: “Non è scritto nella pietra ma se andiamo a ripercorrere la storia evoluzionistica dei virus vediamo che per sopravvivere tendono a salvaguardare l’organismo che li ospita. Quindi è altamente probabile che eventuali nuove ondate spinte da ulteriori mutazioni non generino più un vero allarme sanitario. Ma per non correre rischi dobbiamo favorire la vaccinazione nel resto del mondo”, ricorda Rasi, secondo il quale quello dei brevetti è “un falso problema. Abbiamo milioni di vaccini scaduti perché in certi Paesi manca persino la corrente per alimentare i frigo. Giorni fa la Gavi Alliance, l’ente di cooperazione mondiale per la diffusione dei vaccini nei Paesi poveri, ha detto non dateci più fiale ma soldi per trasportarle, conservarle e pagare chi deve somministrarle. In molte parti del mondo servirebbero tanti Figliuolo”. Quando gli viene domandato, sulla base di tutte queste premesse, quando si potrà tornare alla normalità, il medico spiega che “sempre con la dovuta scaramanzia, se il trend continua così credo che a inizio marzo potremo andare a tappe verso la normalizzazione e arrivare a un’estate quasi tranquilla”.
La riflessione cade poi sul tema delle quarantene per i vaccinati, che le Regioni stanno cercando in tutti i modi di abrogare. Il consigliere di Figliuolo non si dice contrariato alla cosa ma spiega che “anche con il booster un positivo può trasmettere il virus. Quindi con questa circolazione virale ancora elevata” sarebbe meglio non abrogare tale norma fin da subito. “Ma fra tre settimane sì. Intanto da subito direi che con tre dosi di vaccino si può evitare del tutto l’autosorveglianza e ridurre a 7 giorni l’isolamento dei ragazzi positivi nelle scuole, che oggi contrariamente al resto della popolazione ne fanno 10″. Spiega infatti il medico che non ha senso imporre a scuola la Dad per chi ha avuto contatti stretti ed è vaccinato “perché i casi sono ormai così tanti che è come chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Ma al massimo la Dad dovrebbe durare 5 giorni”, precisa.
Si arriva infine alla questione dell’alto numero di morti in Italia: come si spiegano? “Non si spiegano e invece una causa dovremmo cercare di individuarla. Perché è indubbio che in alcuni contesti il sistema di assistenza ha scricchiolato. Poiché la mortalità varia molto da ospedale a ospedale e da regione a regione, dovremmo andare a vedere dove le cose sono andate meglio quali protocolli terapeutici sono stati adottati e quali criteri si sono seguiti per trasferire i pazienti nelle terapie intensive. Resta il fatto – rimarca – che i monoclonali si sono usati poco, appena 40-50 mila trattamenti su oltre 11 milioni di contagi. Bisogna fornire ai medici parametri chiari su quando vanno adottati e favorirne la somministrazione a casa o in ambulatorio. Dobbiamo fare i compiti a casa per non ripetere ora gli stessi errori con gli antivirali, che però sono partiti bene”.