Saranno sentiti i tre collaboratori di giustizia Antonio Schettini, Annunziato Romeo e Antonio Parisi al processo ‘Ndrangheta stragista che si sta celebrando a Reggio Calabria davanti alla Corte d’Assise d’appello. Lo ha deciso il giudice Bruno Muscolo al termine della camera di consiglio con un’ordinanza con la quale ha riaperto l’istruttoria dibattimentale del processo che vede alla sbarra il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, ritenuto espressione della cosca Piromalli.
La Corte d’Assise d’Appello, in sostanza, ha accolto le richieste del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo che nelle precedenti udienze ha illustrato altri elementi di prova a sostegno dell’impianto accusatorio che, in primo grado, ha portato alla condanna all’ergastolo di Graviano e Filippone per il duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, uccisi il 18 gennaio 1994 sull’autostrada, all’altezza dello svincolo di Scilla.
I verbali dei tre collaboratori di giustizia, infatti, sono finiti nelle scorse settimane agli atti del processo dove la Procura generale che ha depositato anche due recenti informative della Direzione investigativa antimafia. I tre pentiti, infatti, avevano riferito sulla sigla “Falange armata” utilizzata per rivendicare le stragi continentali, tra cui il duplice omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo, ma anche sui rapporti tra ‘ndrangheta e servizi e sulla vicenda del tritolo trovato a Palazzo San Giorgio nel 2004.
Riservandosi ancora di decidere sulla richiesta di riapertura dell’istruttoria, avanzata dagli avvocati di Graviano e Filippone, intanto la Corte ha ritenuto che le richieste della Procura generale “si appalesano – si legge nell’ordinanza – rilevanti, rivestendo il carattere della novità ed essendo attinenti a temi di prova già prospettati in primo grado e di cui forniscono ulteriori sviluppo”. Il presidente Muscolo, inoltre, ha disposto l’audizione del commissario capo della Dia Michelangelo Di Stefano che ha redatto le due informative riassunte dal procuratore aggiunto Lombardo nella precedente udienza. Il processo è stato, quindi, rinviato al 17 febbraio quando la Corte d’Assise d’Appello deciderà sulla sospensione dei termini di custodia cautelare auspicato dalla Procura generale.