La flessione dipende, in parte, dal minor numero di tamponi (-8,1%). Per quanto riguarda i nuovi vaccinati, in 7 giorni sono stati 277.862 rispetto ai 356.882 della settimana precedente (-22,1%).
Calano i casi dopo 3 settimane di stabilità: da quota 1,2 milioni scendono a circa 900mila e si riducono del 24,9%. In parte la rilevazione risente della riduzione dei tamponi totali (-8,1%). In calo le terapie intensive (-8,4%) e stabili i ricoverati con sintomi. I decessi aumentano invece del 2,5%. Per quanto concerne le immunizzazioni si registrano dei cali: – 23,4% fra nuovi vaccinati nella fascia 5-11 anni e -16,9% tra gli over 50. Il presidente Nino Cartabellotta inoltre non ha dubbi sul Green pass: non può avere una scadenza illimitata. Ecco quanto emerge dal monitoraggio settimanale indipendente (26 gennaio-1 febbraio 2022) della Fondazione Gimbe.
Casi in riduzione – Dopo 3 settimane di sostanziale stabilità intorno a quota 1,2 milioni i nuovi casi settimanali registrano una netta flessione: circa 900mila con una riduzione del 24,9% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che scende da 166.310 casi del 26 gennaio a 128.575 il 1 febbraio (-22,7%). Riduzione che si registra in tutte le regioni (dal -7% del Molise al – 46,9% della Puglia) ad eccezione della Sicilia dove pesano i ricalcoli. La diminuzione dei casi, spiega il presidente Nino Cartabellotta, “in parte è dovuto al calo dei tamponi totali (-8,1%) e in parte a una minore circolazione del virus, che però resta ancora molto elevata”. E infatti, per quanto riguarda i test, si registra un calo del numero dei tamponi totali (-8,1%), passati da 7.327.579 della settimana 19-25 gennaio a 6.731.291 della settimana 26 gennaio-1 febbraio, con una diminuzione sia dei tamponi rapidi (-312.410; -5,6%) che di quelli molecolari (-283.878; -16,5%). Scende la media mobile a 7 giorni del tasso di positività di tamponi molecolari (dal 22,9% al 19,7%) e antigenici rapidi (dal 14,0% all’11,6%).
Terapie intensive e ricoveri – La pressione sugli ospedali rimane alta ma nella settimana dal 26 gennaio al primo febbraio si iniziano a intravedere i primi miglioramenti. Rispetto ai sette giorni precedenti infatti scendono dell’8,4% i ricoveri in terapia intensiva (passati da 1.691 a 1.549) e rimangono sostanzialmente stabili, con un -0,8%, i ricoverati con sintomi (scesi da 20.037 a 19.873). I decessi sono stati 2.581 e vedono, invece, un leggero aumento del 2,5%. Guardando alle ultime due settimane, infatti, chiarisce Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari del Gimbe, il numero di pazienti Covid ricoverati in area medica sembra essersi stabilizzato (da 19.228 del 17 gennaio a 19.873 del 1 febbraio), mentre per le terapie intensive dopo un’iniziale stabilizzazione, la discesa è già evidente (da 1.717 del 17 gennaio a 1.549 del primo febbraio). Quanto al tasso nazionale di occupazione dei posti letto da parte di pazienti Covid, al primo febbraio risulta essere del 30,4% in area medica e del 16% in area critica. Tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica, con Valle d’Aosta e Liguria che sfiorano il 40%; ad eccezione di Basilicata e Molise, tutte superano la soglia del 10% in area critica. “Si conferma un ulteriore calo degli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – la cui media giornaliera scende a 115 ingressi al giorno rispetto ai 132 della settimana precedente”. La media dei decessi sale invece da 369 al giorno rispetto ai 360 della settimana precedente. Scendono da 51 a 20 le Province con incidenza superiore ai 2mila casi per 100mila abitanti.
Vaccini in calo – Per quanto concerne i vaccini si registrano ulteriori crolli: – 23,4% dei nuovi vaccinati nella fascia 5-11 anni e -16,9% tra gli over 50. Sulla fascia 5-11 pesa, fa notare Gimbe, il rinvio anche per le quarantene. In generale, i nuovi vaccinati in 7 giorni sono stati 277.862 rispetto ai 356.882 della settimana precedente (-22,1%). Di questi il 43,2% è nella fascia 5-11 anni, quasi 120mila. Negli over 50, il numero dei nuovi vaccinati scende a 81.382. Le coperture con almeno una dose di vaccino sono molto variabili nelle diverse fasce d’età (dal 98,9% over 80 al 32,7% della fascia 5-11 anni), così come sul fronte dei richiami, che negli over 80 hanno raggiunto l’85,3%, nella fascia 70-79 l’83,4% e in quella 60-69 anni il 78,7%.
Terze dosi – Per la terza dose, al 2 febbraio sono state somministrate 33.842.101 dosi booster con una media mobile a 7 giorni di 372.939 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (42.518.205), aggiornata al 1/o febbraio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è del 79,6% con nette differenze regionali: dal 72,9% della Sicilia all’85,8% della Valle D’Aosta. Al 2 febbraio nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 1.607.472 dosi: 1.200.584 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 533.972 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale che si attesta al 32,7% con nette differenze regionali (dal 18,5% della Provincia Autonoma di Bolzano al 49,8% della Puglia).
Scadenza del Green pass – “Ad oggi nessuna evidenza scientifica permette di definire una durata del supergreen pass che correrà dalla somministrazione della terza dose” ma “serve comunque una precisa scadenza“, fa sapere Nino Cartabellotta rispetto alla decisione di ieri di prevedere una scadenza illimitata della certificazione verde per chi ha effettuato il richiamo vaccinale. Il green pass rilasciato dopo la terza dose di vaccino, precisa, “è fondamentale per tutelare la salute individuale e, indirettamente, anche quella collettiva”. Tuttavia, “secondo le attuali evidenze scientifiche – spiega – non è possibile definire una scadenza per il super green pass condizionata dall’efficacia del booster e nemmeno escludere la necessità di una quarta dose. Ma, in quanto strumento che limita le libertà personali, la certificazione verde non può avere durata illimitata“. D’altro canto, come già ribadito dall’Agenzia Europea dei Medicinali, conclude, “a oggi non ci sono evidenze scientifiche per supportare la somministrazione di una quarta dose nella popolazione generale – che andrebbe a definire la nuova scadenza del certificato verde – ma non si può nemmeno escludere che possa essere necessaria in futuro”.