Televisione

Cronache di un (altro) Sanremo in pandemia – Lorenza Cesarini parla più della Muti ma con l’ansia da esame di terza media. Checco fuoriclasse

Eccoci dunque alla seconda serata del 72 Festival Amadeus Ter in Sanremo. Dopo la “congratulazione” di Amadeus per quella che era in realtà una “commemorazione” della grandissima Monica Vitti appena scomparsa, la gara si apre subito con Sangiovanni. Diciotto anni e ragazzine in piena pubertà che lo aspettano fuori dal teatro. Robe così.

E’ il momento della co-conduttrice di questa sera: Lorena Cesarini, giovane attrice italiana che appare sul palco completamente sovrastata dall’emozione, tanto che a guardarla mi viene un’ansia da esame di terza media che la metà basta. La cosa abbastanza sorprendente è che parla più di Ornella Muti e infatti si prende il palco per una decina di minuti, raccontando degli insulti razzisti che ha ricevuto dopo l’annuncio della sua partecipazione al Festival. Il monologo è toccante, ma intervallato da troppe fastidiose risatine, figlie legittime dell’ansia di cui sopra. Il risultato è un mix di tenerezza e necessità di un Valium per rilassare i nervi.

Poi appare Giovanni Truppi, cantautore napoletano della scena indie, in una elegantissima canotta di cotone ed è subito ragionier Ugo Fantozzi. La serata procede bene, se ci fosse pure una frittatona di cipolle sarebbe perfetto.

Il momento più atteso di tutto il Festival di Sanremo 2022 è finalmente arrivato. Seduto in galleria, “tra la sua gente”, ecco che compare Checco Zalone. Parte col botto, ironizzando come al solito sull’italiano medio, che intanto ride a crepapelle delle sue battute, proprio perché il più delle volte fatica a riconoscersi nel ritratto aberrante che ne fa Zalone . “Il popolino” come lo chiama lui, esplode in un fragoroso applauso. Lui ricambia con la solita dissacrante ironia e con una strepitosa esibizione sul palco, con Amadeus che gli fa da spalla e che accanto a lui sembra pure simpatico. Zalone fa Zalone, non cambia una virgola della sua irriverenza e, servendosi di una favola calabrese, raccontata a modo suo, parla di omofobia e pregiudizi duri a morire, di transessualità e di ignoranza collettiva. Il tutto sugellato da una delle sue canzoni “rivisitate” e questa sera è toccato a quel capolavoro di Almeno tu nell’Universo, che riesce a essere emozionante pure con un testo di Zalone sotto.

Prima super ospite della serata Laura Pausini, che torna al Festival per il secondo anno consecutivo. Prima Sergio Mattarella, poi Amadeus e ora la Pausini: deve essere il trend di quest’anno. L’emozione la confonde un po’ (mmmh, sembra un film già visto!), tanto che è lei stessa a domandarsi come mai il pubblico non si chieda “ma sta Pausini che c’ha?!”. Laura, io me lo chiedo da quando ti conosco: ma che c’avrà mai sta Pausini? La risposta fatica ad arrivare, ancora oggi. Comunque, presto si capisce che il motivo del Pausini bis è la sua futura conduzione, insieme a Mika e Alessandro Cattelan, del prossimo Eurovision Contest 2022. Aggiungo che Cattelan sarebbe stato benissimo anche al posto di Amadeus, ma vabbè.

Emma stupisce con un abito incredibilmente femminile, tanto che all’inizio ho fatto quasi fatica a riconoscerla. Bel pezzo, notevole anche la scelta di Francesca Michielin a dirigere l’orchestra. E’ il turno di Iva Zanicchi, interprete navigata della musica italiana e donna parecchio abituata ai riflettori, specialmente quelli di Barbara D’Urso. Si prende la scena e scansando amabilmente “la ragazza” Lorena Cesarini, comincia a ironizzare sulla discesa dalle temutissime scale dell’Ariston. Occorre arginarla, altrimenti, con un colpo di tacco, si sbarazza dei due conduttori e si mette a presentare il prossimo cantante in gara. Fortunatamente Amadeus le ricorda che anche lei sarebbe in gara e soprattutto che si deve sbrigare a cantare.

Checco Zalone irrompe nuovamente sul palco, questa volta nelle vesti di un trapper di periferia milanese, tale Ragadi, che intona la sua nuova hit “Poco ricco”. Anche qui, una strepitosa perculata nei confronti dei figli della strada che in realtà sono figli di papà, cantano con l’autotune e vestono Gucci mentre raccontano di avere vite al limite e di campare alla giornata. Dopo un’esibizione di Zalone, non si può fare a meno di pensare al genio che anima le sue performance. Un fuoriclasse. Tornerà nei panni del virologo di Cellino San Marco Oronzo Carrisi, cugino di Albano. Il riferimento è ovviamente ai virologi italiani, che con la pandemia sono diventate le nuove star della televisione, ma che presto potrebbero tornare nell’ombra come e più di prima. Anche questo intervento prevede una canzone scritta apposta per l’occasione “Pandemia ora che vai via”. Com’era prevedibile, Checco Zalone fa saltare il banco e vince tutto.

Salgono poi sul palco Ditonellapiaga e Donatella Rettore, la Cher di Castelfranco Veneto che ci tiene a precisare di essere lei l’unica vera trasgressiva di questo Festival, cantando con convinzione “delle suore me ne sbatto totalmente”. Pare già di sentire il rumore delle coronarie di Simone Pillon che esplodono. Achille Lauro, scansate! Menzione speciale ancora una volta per Oriettona nazionale, questa sera un mix tra Rossella O’Hara e l’Inaffondabile Molly sul Titanic, che poi è una Costa Crociere. Come si fa a non amarla?

Ma se nella prima serata Mahmood e Blanco ci hanno regalato tanti brividi, questa sera è Elisa a splendere sul palco dell’Ariston. Ventun anni fa vinse Sanremo con il brano Luce e oggi è luce, mentre canta O forse sei tu, un pezzo bellissimo e potente, avvolta nel suo abito candido ed etereo. Delicata e poetica, il podio per lei è assicurato anche quest’anno. Incredibile ma vero, la seconda serata del Festival Amadeus Ter finisce alle 00:49. Sorge il dubbio che vogliano farci scontare tutto nella serata finale, che in quel caso, potrebbe chiudersi pressappoco intorno alle quattro del mattino. Ai posteri l’ardua sentenza. A me, il letto.