Io l’avevo detto. Sono anni che lo esprimo il mio parere. Ma spesso sono inascoltato. Per questo ho pubblicato un “ricettario” di buone idee in cui dialogo con il mio gatto Regù nella speranza, nomen omen (Regù in tibetano vuol dire Speranza, mi raccomando con la S minuscola!), che qualcuno legga e ascolti. Continuo a sperare che il mio libro “Vita con gatto” capiti nelle mani giuste per cambiare al più presto lo status quo.

Alla pagina 241, troverebbe questo spunto:

“Gatto, sai cos’è il posto fisso? Vedi, il tuo posto fisso è la tua casa che ti protegge e ti fa vivere. Anche per mia figlia Arianna ho sempre pensato che il posto fisso le avrebbe dato più tranquillità, ma oggi è introvabile.

Io credo da anni invece che soprattutto la medicina del territorio (lo storico medico della mutua) non debba essere un libero professionista convenzionato con lo Stato, ma un vero dipendente fisso che riporti la medicina vera a contatto con i cittadini, che si devono sentire curati non solo in orari prestabiliti in studi spesso invalicabili. Devono essere come i medici ospedalieri e turnare 24 ore su 24,
7 giorni su 7 in ambulatori ospedalieri del territorio, dove il cittadino viene sempre accettato.

Abbandoniamo l’idea che debba solo scrivere ricette memorizzate e riponiamolo al centro del mondo sanitario. Dal basso, per dare salute a tutti. Ricominciamo da qui.”

Ma io l’avevo detto. Da tempo. E registrato , nel docufilm “Vicolo degli Onesti” che potete vedere sul sito del Ministero della cultura italiana. Perché non leggono? Perché non guardano? Perché non ascoltano?
Anche Regù potrebbe spiegare che in fondo è facile.

Ora lo dice anche qualcun altro che bisogna riorganizzare la medicina di base. Quel personaggio un po’ particolare che è il Presidente della Regione Campania lo ha detto unico in Italia. Continua a sperare (anche lui?), ed è a favore della dipendenza in contrasto con tutti gli altri e del parere contrario del ministro della Salute.

Certo, i medici di base hanno un potere enorme per il numero di assistiti che hanno e per le poche ore giornaliere di lavoro da liberi professionisti accreditati con lo Stato. Infatti i medici di famiglia, da contratto, sono tenuti ad effettuare il seguente “orario settimanale”:
a) 5 h/settimana: fino a 500 assistiti:
b) 10 h settimana: da 501 a 1.000 assistiti;
c) 15 h/settimana: da 1.001 a 1.500 assistiti
Detti medici, come mostrato da uno specifico recente servizio de “Le Iene”, hanno fermamente respinto, attraverso le proprie Organizzazioni di Categoria – la proposta/ipotesi volta ad uniformarne l’orario settimanale a quello dei Colleghi Ospedalieri (36 ore settimanali).

Naturalmente la politica, che ha bisogno del bacino di voti che i medici di base portano, non ha capito che proprio la pandemia ha evidenziato quello che io dico da tempo e che ho insegnato a Regù che ha capito. Perché è semplice.

I medici di base devono essere dipendenti statali con orari, turni e guardie come un qualsiasi medico ospedaliero, prima persona da incontrare nel percorso di cura. Ministro Speranza vuole chiedere al mio gatto?

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