“I suoi lineamenti taglienti e patrizi e il suo contegno gelido fornivano un contrappunto visivo e stilistico alla voluttà operaia delle principali attrici italiane dell'epoca, tra cui Sophia Loren e Anna Magnani” ha scritto il Nyt
Monica Vitti icona del cinema universale. La scomparsa dell’attrice romana, interprete di alcuni tra i più popolari film italiani del dopoguerra, come Deserto Rosso e La ragazza con la pistola, è stata ripresa e commentata con grande trasporto da molte testate internazionali. L’omaggio più imponente è arrivato dal quotidiano francese Liberation, molto attento a ciò che accade nel mondo del cinema non solo del proprio paese. Nell’edizione cartacea in edicola Monica Vitti campeggia per tre quarti di prima pagina in una foto in bianco e nero tratta da L’Eclisse di Antonioni. Nel pezzo, tra le tante considerazioni, viene spiegato che “nella sua voce adulta traspare la dolorosa melanconia dell’autonomia femminile”.
Interessante il taglio antropologico che dà il New York Times nel suo lungo necrologio in home page per 24 ore. “I suoi lineamenti taglienti e patrizi e il suo contegno gelido fornivano un contrappunto visivo e stilistico alla voluttà operaia delle principali attrici italiane dell’epoca, tra cui Sophia Loren e Anna Magnani”. Analisi ineccepibile per i film dei primi anni sessanta che le fanno decollare la carriera, ma che nel pezzo del NYT sembrano l’unico fondamento di un approccio alla recitazione e al cinema immutabile, quando anche solo nell’Adelaide fioraia proletaria romanaccia nello splendido Dramma della Gelosia di Ettore Scola, la Vitti fa trasecolare sua maestà Magnani con pochi fotogrammi in mezzo all’immondizia con uno stralunato Marcello Mastroianni, proprio dedicandosi ad un personaggio comico agli antipodi delle donne antonioniane.
Anche il Guardian dedica molto spazio alla morte di Monica Vitti e oltre ad un lungo necrologio pubblica una ricca galleria fotografica dove vengono mostrati diversi fotogrammi di Dramma della gelosia, ottimo successo di pubblico nel mercato anglosassone, distribuito là con un titolo che scopriamo – capita a tutti non sapere qualcosa – stereotipatissimo: Il triangolo della pizza (Giannini, uno dei tre protagonisti è un pizzaiolo ndr). Allo stesso modo, per spiegare come ogni mondo è paese, la Vitti viene immortalata nella gallery con diversi fotogrammi tratti da un film che in Italia non ha visto nessuno – Modesty Blaise di Joseph Losey del 1966 – oltre ad un raro frammento di Una relazione quasi perfetta (1979) incursione poco nota della Vitti nella produzione hollywoodiana tout court.