Il ministro: "Mi chiedo quale sia la necessità ai fini della manifestazione sportiva. Credo che queste importanti risorse debbano essere impiegate per le aree montane del bellunese”. il governator: I soldi serviranno a migliorare l’accessibilità in occasione della chiusura dei Giochi Olimpici e di apertura delle Paralimpiadi”
Che le Olimpiadi Invernali Milano-Cortina del 2026 siano una grande occasione per fare interventi infrastrutturali di varia natura, anche non direttamente connessi allo svolgimento della gara di sci, lo si è capito da tempo. La ciliegina sulla torta è però un finanziamento da 61 milioni di euro che andrà a beneficio della Variante Buttapietra della Strada Statale 12, a sud di Verona, che servirà per decongestionare il traffico in una parte della periferia della città. Che cosa c’entra tutto questo con il circo bianco? Formalmente, la realizzazione di un’opera viaria di una decina di chilometri tra Isola della Scala e Verona, servirà a facilitare l’accesso a due eventi in Arena. È lì che si concluderanno le Olimpiadi ed è lì che si apriranno le Paralimpiadi. Due serate, per quanto importanti, giustificano una spesa così importante, per un progetto che tra l’altro è arenato da anni, proprio perché non si trovavano i soldi per realizzarlo?
Domanda non peregrina, per un finanziamento che fa parte dei 324 milioni di euro previsti dall’ultima legge di Bilancio a favore dei Giochi. Le risposte alla stessa domanda sono diverse e hanno originato uno scontro tra il ministro bellunese Federico D’Incà, dei Cinquestelle, e la Regione Veneto. Il governatore Luca Zaia ha diffuso un comunicato grondante entusiasmo: “Con il provvedimento aggiungiamo un altro tassello verso il percorso olimpico, per il futuro della montagna e con un territorio dotato di infrastrutture adeguate e in grado di testimoniare il ruolo centrale dello sport nello sviluppo economico, sociale, turistico di un territorio”. In realtà il finanziamento complessivo è di 81 milioni, di cui 16 vanno per la sistemazione di una strada lungo il torrente Boite nel Bellunese e 4 per la viabilità di accesso al villaggio olimpico di Fiames, a nord di Cortina. I 61 milioni di Verona? “Serviranno a migliorare l’accessibilità – è la spiegazione di Zaia – in occasione della chiusura dei Giochi Olimpici e di apertura delle Paralimpiadi”.
Chi non ha gradito è il ministro D’Incà. “Sono risorse aggiuntive, ricercate con molta attenzione. Su di esse mi sono fortemente interessato per garantire infrastrutture utili alle nostre comunità. Non sono, però, d’accordo con la ripartizione. Ho difficoltà a comprendere questo intervento. Mi chiedo quale sia la necessità ai fini della manifestazione sportiva. Credo che queste importanti risorse debbano essere impiegate per le aree montane del bellunese”. E ha citato alcune strade della Val di Zoldo e del Comelico, insinuando che l’assessore veneto è proprio di Verona.
Elisa De Berti, assessore regionale alle infrastrutture e vicepresidente del Veneto, ha replicato: “Considero offensive le dichiarazioni del ministro, che vuole insinuare un legame con la mia provenienza geografica. Faccio notare al ministro come negli ultimi 5 anni ho portato nel bellunese, con le deleghe di mia competenza, oltre 1 miliardo di euro di investimenti. La mia è quindi una visione d’insieme dei problemi del Veneto, che guarda all’intera regione e che lavora per portare soluzioni sul territorio nel suo complesso, non certo per una sua parte”. Poi ha aggiunto: “Il casello di Verona Sud sarà riqualificato dalla società autostradale Brescia-Padova entro il 2025, i fondi servono per garantire l’accessibilità a Verona. Il ministro D’Incà non sa che a Verona si terrà la cerimonia di chiusura e quella inaugurale delle Paralimpiadi?”. E ha aggiunto velenosamente: “A Belluno abbiamo finanziato la variante di Longarone e di Cortina e su queste stiamo lottando contro il tempo, non certo grazie all’aiuto del ministro D’Incà che su questo ha finora brillato per assenza”.
Tra accuse e ripicche, caselli dell’autostrada e strade attese da anni, finanziamenti contesi tra Verona e Belluno, nessuno ha risposto alla domanda più semplice. Perché spendere 61 milioni destinati alle Olimpiadi per un’opera su cui si discute da quasi un decennio e che non è stata fatta solo per mancanza di soldi?