Nel rapporto ‘Mal’aria di città', Legambiente mette a confronto i dati dello smog di 102 città italiane con quelli suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nei prossimi mesi diventeranno vincolanti dal punto di vista legale. Maglia nera per concentrazione di Pm10 a - nell'ordine - Alessandria, Milano, Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino. Male anche per quanto riguarda gli altri parametri. Pochissime, in generale, le città che rispettano i valori suggeriti dall’Oms per il PM10 e il biossido di azoto, nessuna per il PM2.5
I dati dello smog messi a confronto con quelli suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo fa Legambiente nel rapporto ‘Mal’aria di città. Quanto manca alle città italiane per diventare clean cities’, realizzato nell’ambito della campagna Clean Cities. E per il nostro Paese, soprattutto per il Nord, è una bocciatura: nessuna delle 102 città analizzate rispetta tutti i valori suggeriti per PM10, PM2.5 e biossido di azoto (NO2), ma per 28 di queste la situazione è decisamente più critica. Diciassette le città con i valori più alti di polveri sottili (PM10). Se il valore suggerito è di 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per il PM10, Alessandria ha una media annuale di 33 µg/mc, seguita da Milano (32), Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino (31). Undici le città che superano di oltre 4 volte i valori OMS per il PM2.5: Cremona e Venezia hanno una media annuale di 24 microgrammi per metro cubo rispetto ai 5 suggeriti. Tredici le città più inquinate da biossido di azoto (NO2) ovvero che superano il limite di 10 µg/mc per più di tre volte. Il capoluogo lombardo nel 2021 ha registrato una media annuale di 39 µg/mc, mentre la città di Torino è a 37. Pochissime, in generale, le città che rispettano i valori suggeriti dall’Oms per il PM10 (Caltanissetta, La Spezia, L’Aquila, Nuoro e Verbania) e il biossido di azoto (Agrigento, Enna, Grosseto, Ragusa e Trapani), nessuna per il PM2.5.
Verso la nuova normativa europea – “L’Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – deve uscire al più presto dalla logica dell’emergenza e delle scuse che ha caratterizzato gli ultimi decenni fatti di piani, parole, promesse – spesso disattese – e scuse per non prendere decisioni, anche impopolari, per cambiare faccia alle nostre città e abitudini alle persone”. Nell’ambiente urbano i due settori che incidono maggiormente sono la mobilità e il riscaldamento domestico. “Il problema dell’inquinamento atmosferico – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – non è un problema esclusivamente ambientale ma anche, e soprattutto, sanitario. La revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria, che si appresta ad essere avviata nei prossimi mesi, rivedrà i limiti normativi in funzione dei nuovi limiti OMS”. Nel giro di pochi anni, quindi, questi valori diventeranno vincolanti anche dal punto di vista legale. L’eventuale mancato rispetto porterà all’avvio di ulteriori procedure di infrazione per gli Stati membri inadempienti. E, ad oggi, l’Italia ha attive tre procedure di infrazione per PM10, PM2,5 e il biossido di azoto. Gli agglomerati chiamati in causa sono diversi e sono maggiormente concentrati nel nord del Paese. “Si va dalla valle del Sacco al territorio ricadente tra Napoli e Caserta – spiega Minutolo – dalla zona di Pianura ovest e Pianura Est in Emilia Romagna all’agglomerato di Milano, Bergamo, Brescia, Roma, Venezia, Treviso, Padova, Vicenza, Verona, Torino, Palermo, dalle zone di Prato-Pistoia, Valdarno Pisano e Piana Lucchese, Conca Ternana, zona costiera collinare di Benevento all’area industriale della Puglia”.
Le distanze da colmare – Per il PM10 le città dovranno ridurre le concentrazioni mediamente del 33% per poter rientrare nei prossimi anni nei limiti più stringenti dell’OMS. “Per il PM2.5, – spiega Legambiente – la parte più fina delle polveri sottili e quella che desta maggiori preoccupazioni dal punto di vista della salute, l’obiettivo di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è del 61%”. Per l’NO2 la riduzione dovrà essere mediamente del 52%. Di fronte a questa fotografia, Legambiente torna a ribadire l’urgenza di ripensare e ridisegnare in prima battuta le aree metropolitane, gli spazi pubblici urbani e la mobilità sostenibile, sempre più intermodale, in condivisione ed elettrica. Da oggi fino ai primi di marzo prenderà il via anche la seconda edizione della Campagna Clean Cities che dal 3 marzo al 3 febbraio toccherà 17 capoluoghi italiani. Si parte il 3 e il 4 febbraio da Milano per poi proseguire lungo la Penisola. Legambiente lancia, inoltre, la petizione on line ‘Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!’ con la quale chiede al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog, a partire dagli interventi sulla mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada.