In Italia è in vigore l’indicazione, per i positivi da Covid, di non fare la raccolta differenziata. E’ un po’ uno spettro che si aggira per l’Italia, perché si manifesta diversamente a seconda dei luoghi e delle circostanze. Intanto non è una norma vera e propria, o almeno non l’ho trovata come tale: non prevede, neanche sulla carta, controlli e sanzioni. Non mi sembra citata nei Dpcm, né nelle leggi sui rifiuti. Soprattutto non se ne parla mai, quando si ripetono, tutte insieme, le prescrizioni o le raccomandazioni sanitarie contro il contagio.
Sembrava avere fatto la fine della indicazione di mettere sempre i guanti quando si utilizzano i mezzi pubblici. Indicazione che è stata però anche ufficialmente abbandonata da tempo. Invece questa sui rifiuti sopravvive, ma quasi esclusivamente nelle indicazioni che danno – sui loro siti web o nei loro numeri verdi – le aziende che si occupano della raccolta dei rifiuti.
Dicevamo che si manifesta diversamente. In alcuni casi si dice che vale per tutti coloro che sono in isolamento anche precauzionale, in altri (per esempio di recente a Pontedera) vale solo per chi è effettivamente positivo. Ma l’elemento che fa la differenza – e che provoca anche notevoli problemi, costi, disagi – è se le aziende hanno deciso di limitarsi a chiedere che non si faccia la differenziata o se hanno anche previsto, predisposto o promesso una raccolta speciale, del tipo “rifiuti ospedalieri”, a chi è in isolamento per Covid.
In questi giorni è in corso in Sicilia un braccio di ferro politico e amministrativo. La Regione aveva scaricato sui Comuni l’onere di commissionare questi servizi aggiuntivi di raccolta, i Comuni non ce la fanno e ora stanno ri-passando il cerino alle Asl, cioè alla Regione. In ogni caso, tenere aggiornata l’anagrafe e l’indirizzario dei positivi e degli isolati da Covid è diventato una impresa impossibile. La Regione Toscana ha recentemente buttato la spugna sul servizio dedicato e “ripiegato” sulla indicazione che gli utenti con Covid non facciano la differenziata. Né l’Anci Sicilia né la Regione Toscana si sono però sognate di mettere in discussione la premessa: e cioè che la raccolta differenziata possa provocare contagi. Perché l’Italia è l’unico paese in cui si è detto di sospendere la differenziata agli isolati da Covid?
Eco dalle Città ha già da tempo pubblicato un documento della Commissione Europea che dice il contrario, dice di non interromperla anche se è giusto fare attenzione a non rompere i sacchi che contengono i rifiuti. Un recente rapporto dell’Inail ha classificato la casistica dei contagi Covid avvenuti (o presuntamente avvenuti) sui luoghi di lavoro, anche i casi meno frequenti. La gestione dei rifiuti non viene neanche citata. Difatti la gestione dei rifiuti è sicura da questo punto di vista, perché oggetto di particolare attenzione da sempre e perché la tempistica del conferimento e del ritiro dei rifiuti costituisce di per sé una quarantena rispetto al già bassissimo rischio di infettarsi da parte degli operatori ecologici.
La disposizione anti-raccolta differenziata è passata del tutto inosservata, come pensano alcuni, o ha effettivamente inciso anche sulle quantità? Sappiamo che nel 2020 (dati completi e verificati, rapporto Ispra) la raccolta differenziata non è diminuita, anzi è salita dell’1,8 come media nazionale. Ma sappiamo altresì che la tendenza è in ascesa in questi anni, man mano che zone e città cercano di portarsi alle percentuali indicate dalla direttiva Ue. Nel 2019 la crescita era stata del 3,1.
Quindi si può dire che le indicazioni contro la raccolta differenziata non hanno pesato fino al punto di far calare la percentuale ma hanno prodotto l’effetto di tarpare le ali alla sua crescita. A che pro?