Televisione

Sanremo 2022, ecco perché finisce così tardi

Perché il Festival chiude a ora tarda e perché difficilmente potrebbe chiudere molto prima? Proviamo a spiegarvelo

di Giuseppe Candela

La seconda serata è morta. Ne danno il triste annuncio le reti generaliste. Non una dipartita dell’ultim’ora, con complici immediatamente identificati: riduzione dei costi con un solo prodotto in onda spalmato in più fasce, oltre alla capacità di gonfiare lo share per sbandierare dati più alti. Una sindrome, a dir poco diffusa, che ha invaso la tv generalista (più d’abitudine a Mediaset ma con sortite anche in Rai) e che da tempo non risparmia di certo l’evento degli eventi: il Festival di Sanremo.

Perché Sanremo 2022 chiude a ora tarda e perché difficilmente potrebbe chiudere molto prima? Andiamo con ordine. La prima motivazione è di natura editoriale: se in gara ci sono 25 big la chiusura, considerando lo spettacolo di contorno, non può che slittare. Basti pensare che nel 2013 e nel 2014 Fabio Fazio si affidava a 14 artisti in gara, saliti con Conti prima a 20 e poi a 22, nel 2019 con Baglioni a 24 e con Amadeus, il picco lo scorso anno, ben 26. Una crescita dovuta anche alla necessità di riempire le serate, con budget a disposizione inferiori per ospiti e superospiti. L’edizione 2022 passerà dai 34 dello scorso anno, con somma giovani e big, ai 25 di quest’anno.

La seconda motivazione, quella più rilevante, è di natura pubblicitaria. Il Festival da qualche tempo si ripaga totalmente e riempie le casse dell’azienda. L’edizione 2021, nonostante la pandemia, ha segnato il record di introiti con ben 38 milioni di euro, con una spesa di “soli” 17 milioni di euro. L’Amadeus Ter potrà contare nelle prime quattro serate su ben undici break pubblicitari che diventeranno tredici per la serata finale. Un pacchetto di telepromozioni per le cinque serate costa agli sponsor più di due milioni di euro, uno spot in prime time, intorno alle dieci, per quindici secondi da listino supera i 200 mila euro.

Una chiusura a mezzanotte, per fare un esempio, farebbe saltare dai quattro ai cinque blocchi pubblicitari. E per rendere l’idea delle cifre, uno spot all’una di notte di quindici secondi a listino supera i 50 mila euro. La somma dei blocchi e delle serate porta a un risultato facile: milioni di euro in tasca. Una presenza del DopoFestival risolverebbe il problema? Bisognerebbe sostenere un costo extra senza ottenere gli stessi ascolti, senza la stessa forza pubblicitaria. Aspetto non irrilevante la modifica della normativa sugli affollamenti pubblicitari: le nuove regole riducono il monte secondi di pubblicità erogabile dai tre canali principali Rai nella fascia tra le 18 e le 24 impattando sul prime time. Le prime quattro serate avranno un blocco in meno in prima serata e per aggirare l’ostacolo Rai1 non trasmetterà spot prima del Festival dalle 18 alle 20.30.

In questa logica diventano fondamentali i carichi pubblicitari post mezzanotte. Tradotto: comanda la pubblicità. E se l’aspetto editoriale potrebbe essere limato con una riduzione dei cantanti o con blocchi meno pieni, dal punto di vista pubblicitario difficilmente l’azienda potrebbe garantirsi introiti record con una chiusura precedente all’una e trenta. Come per una puntata dell’Isola dei Famosi, del Grande Fratello Vip o per la finale di Ballando con le Stelle. Lo spettacolo ne risente, la palpebra cala, i thermos di caffè invadono la casa ma l’evento ha le sue logiche. Migliorabili e limabili. Ma siamo pronti per una scommessa: anche nei prossimi anni Sanremo terrà in ostaggio il suo pubblico fino ad ora tarda. Con il piacere o dispiacere di chi guarda.

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