Troppo bello per fare il tennista. Matteo Berrettini sul palco di Sanremo palleggia con lo sguardo in camera verso lo svenimento del pubblico e va a punto con lo smah di un sorriso. Intervistato da Repubblica, il campione di tennis prestato per una sera al palco dell’Ariston racconta la sua serata d’onore ricordando che prima di entrare in scena ha misurato i battiti del cuore e ha scoperto che erano più alti – 120 battiti a riposo! – di quando stava per iniziare alcuni grandi match della sua carriera. “Da piccolo non mi perdevo un Festival, anche se a un certo punto mi mandavano a dormire. Ora, almeno, posso guardarlo tutto”, ha scherzato il tennista. “Quasi tutti mi hanno detto che la mia emozione è passata nello schermo e ne sono felice. L’ho trasmessa. Senza racchetta è molto più difficile, però è stato bello sentirmi pop”, ha poi aggiunto.
Berrettini poi confessa di essere un grande appassionato di NBA più che di tennis in tv e che la fatica di una levataccia per vedere un match la farebbe solo per il basket d’oltreoceano. Poi ancora ecco sfilare i campioni (“che mi hanno battuto”): “Nadal è un mancino e ti porta dove vuole lui, dandoti l’impressione di lasciarti giocare di più e alla fine ti batte. Djokovic semplicemente ti disattiva, è un grandissimo contrattaccante. Loro due, insieme a Federer, sono i più grandi tennisti di tutti i tempi”. Infine un po’ di autocompiacimenti sulla propria bellezza con mamma e nonna che glielo dicevano fin da bambino: “Scusate, non è colpa mia. Ci sorrido. (…) Sono abituato, però non faccio mica il modello, sono un atleta e per questo mi hanno chiamato a Sanremo. Non gioco a tennis per farmi dire che sono elegante o carino. Poi, che mi dispiacciano certi complimenti no davvero, sarei falso se lo dicessi”.