Avanti il prossimo. Ai piani alti di Palazzo Madama c’è un ufficio che non ha mai pace, quello del portavoce della presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati: Marco Ventura, ingaggiato a settembre per curar la comunicazione di Sua Presidenza ha portato via le sue cose per lanciarsi in una nuova avventura professionale. Si andrà a occupare dell’immagine dell’oro olimpico Marcell Jacobs e dunque addio. Lo ha deciso ora ma – dice – non c’entra la candidatura di Casellati alla presidenza della Repubblica finita in una Waterloo. “Nessuno mi ha costretto a dimettermi, l’ho scelto io” giura l’interessato che non aggiunge altro sul perché della decisione maturata così d’improvviso e dopo appena quattro mesi a Palazzo. Dove era arrivato dopo esser stato il portavoce dell’ex presidente della Rai Marcello Foa.
La saga dei portavoce della Seconda carica dello Stato dunque prosegue neppure fosse una serie tv arrivata ormai al settimo episodio in quattro anni. Prima di Ventura era toccato infatti a molti altri cambiare aria in un battito di ciglia. Andrea Zanini nipote dell’ex segretario del Pci Achille Occhetto e ottime entrature nei salotti buoni della sinistra, è durato pure lui il tempo di un amen: assunto a luglio di quest’anno la collaborazione già ad agosto era arrivata al capolinea. E sì che lei pensava di aver fatto bingo e di aver finalmente trovato un asso, anzi un pompiere dopo che per settimane e settimane era stata sulla graticola per via della sua passione per i voli di Stato usati come taxi. Ma niente. Neppure lui le aveva dato l’impressione di poter combattere contro la stampa che Casellati ritiene ostile a prescindere. Perché le ha fatto le pulci sul mega vitalizio di senatrice che si è vista riconoscere appena eletta sullo scranno più alto di Palazzo anche per gli anni passati al Csm e da ultimo ha raccontato la blindatura a carico nostro di casa sua a Padova. Per tacere di quella certa sua attenzione, diciamo così, volta a far decollare le carriere dei suoi due figlioli oltre che per tutte le altre imprese di cui si rende protagonista: mitico il tamponamento, causa sorpasso azzardato dell’auto di Sergio Mattarella a Vo’.
Imprese su cui si è schiantata la sua immagine. Ma soprattutto i fior di professionisti di ogni età e varietà che ha assunto ritenendo modesta la fama di cui, a suo dire, dovrebbe godere. Chi ha resistito più a lungo è stato Francesco Condoluci due anni di onorato servizio che per i ritmi di rottamazione dei portavoce da parte di Casellati rimane un record. Prima di lui Anna Laura Bussa, giornalista di lungo corso del politico dell’Ansa era durata un paio di mesi e ancor meno era bastato a per darsi alla fuga a Massimo Caprara, giornalista del Corriere della Sera e già portavoce al Quirinale di Giorgio Napolitano. Per far posto a Caprara Casellati aveva giubilato Tonino Bettanini, già portavoce di Claudio Martelli e Franco Frattini che a sua volta improvvisamente era stato chiamato a sostituire Massimo Perrino: il primo portavoce che Casellati aveva pescato giocando in casa dal momento che si trattava dell’ex capo ufficio stampa del Pdl.