La pena era stata dichiarata estinta nel maggio del 2021, ma la procura di Milano aveva presentato ricorso in Cassazione. E oggi i supremi giudici hanno stabilita che non è prescritta la pena di 16 anni e 11 mesi per l’ex terrorista Luigi Bergamin, condannato per concorso morale negli omicidi commessi da Cesare Battisti del maresciallo Antonio Santoro e dell’agente Andrea Campagna (pena prescritta nel 2008), avvenuti nel ’78 e ’79. Gli ermellini hanno accolto il ricorso del pm Adriana Blasco contro due precedenti decisioni della Corte d’Assise di Milano. L’ex militante dei Proletari armati per il comunismo, 73 anni, si era costituito in Francia dopo il blitz della fine di aprile 2021 e l’udienza a Parigi sull’eventuale estradizione riprenderà il 20 aprile.

Spettava alla Cassazione decidere se l’ex terrorista Bergamin, ancora mai estradato dalla Francia, dovesse scontare o meno 16 anni e 11 mesi. L’udienza si è tenuta ieri e, a quanto si è appreso, la Suprema Corte ha depositato stamani il dispositivo. Sul procedimento francese di estradizione ovviamente peserà questa decisione che ha confermato, in sostanza, che l’ex Pac deve scontare oltre 16 anni.

La Corte milanese, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, aveva stabilito che erano “trascorsi non solo più di quarant’anni dai gravissimi fatti di reato per cui Bergamin è stato ritenuto responsabile, ma soprattutto più di trenta anni dall’irrevocabilità della pronuncia di condanna” e l’8 aprile scorso era “ormai decorso il termine massimo”. I giudici avevano confermato la loro decisione dopo un primo ricorso del pm: “il legislatore”, veniva spiegato nell’ordinanza, ha previsto che, se non ricorrono particolari condizioni, passati 30 anni dalla sentenza che infligge una pena temporanea viene meno “l’interesse dello Stato all’esecuzione della stessa”. La pena per l’omicidio Campagna si era già prescritta nel 2008 e restava quella per la morte di Santoro.

Uno dei punti su cui si è incentrato il ricorso del pm ha riguardato la parte del provvedimento nella quale si diceva che l’ordinanza del giudice di Sorveglianza, che ha dichiarato il 30 marzo 2021 la “delinquenza abituale” di Bergamin (confermata poi in Cassazione) non era definitiva e non aveva interrotto la prescrizione. Bergamin, per la Sorveglianza, ha mostrato “prontezza” anche in Francia “nel disattendere le prescrizioni limitative della libertà personale” e “nel sottrarsi in tal modo al rispetto dei principi di legalità dimostrando di essere in grado di avvalersi di una rete di persone che sono disponibili in caso di necessità a sostenerlo e ad aiutarlo a sottrarsi all’esecuzione della pena”.

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