Le trattative in corso da settimane non sembrano sbloccarsi, con la Russia insoddisfatta delle (mancate) garanzie offerte dalla Nato sulla presenza di truppe ai confini orientali dell’Alleanza. Così, mentre il governo ucraino parla ormai da giorni di una possibile invasione russa, anche se di limitata entità, e Mosca continua ad ammassare i propri militari al confine col Paese del presidente Volodymyr Zelensky, anche gli Stati Uniti hanno deciso di inviare altri 3mila militari nei Paesi Nato dell’Europa orientale, pronti a reagire nel caso in cui l’esercito del Cremlino diventasse una minaccia alla loro integrità. Con questo accumulo apparentemente inarrestabile di forze militari sul fronte caldo dell’Europa, i rischi di un nuovo conflitto ucraino aumentano giorno dopo giorno. Se la Nato non sembra disposta a fare un passo indietro sulla propria presenza nei Paesi dell’Alleanza, la Russia gioca la sua partita usando le armi della minaccia militare e, soprattutto, delle forniture di gas che rappresentano il 40% dei consumi totali dell’Europa. Ecco ciò che c’è da sapere sulle nuove tensioni Nato-Russia che mettono in allarme il Vecchio Continente.
Chi sono gli attori in gioco?
Senza dubbio, i due protagonisti di questa vicenda sono la Russia e la Nato. Da una parte c’è Mosca che, ammassando oltre 100mila militari al confine con l’Ucraina e minacciando (anche se mai esplicitamente) una nuova invasione dopo quella del 2014 in Crimea e il sostegno ai separatisti filo-russi nel Donbass, giustifica la sua mossa con i timori per la propria sicurezza rappresentati dalla presenza a suo dire eccessiva di truppe Nato nei Paesi dell’Est che fanno parte del Patto Atlantico. Dall’altra ci sono Washington e la Nato che, invece, non hanno intenzione di cedere al ricatto e fare passi indietro sul delicato fronte orientale.
In mezzo troviamo l’Ucraina, che in questo testa a testa fa la parte del campo di battaglia, o dello Stato cuscinetto, con un’ampia parte della popolazione che guarda a ovest e sogna un legame sempre più stretto con l’Europa, come dimostrato nel corso delle proteste Euromaidan del 2013-14, e una minoritaria che vive prevalentemente ad est e nei territori occupati che invece sente forte il legame con Mosca. Per finire c’è l’Unione europea che questa guerra se la ritrova praticamente alle porte, con altri punti sensibili del suo confine est che possono essere minacciati da eventuali passi in avanti russi.
Come si è arrivati allo scontro?
Le tensioni tra la Russia e il blocco Nato, al quale si aggiunge l’intera Unione europea, vivono di alti e bassi ormai da anni. Se prendiamo come riferimento il conflitto scoppiato nel 2014, da quel momento ad oggi le provocazioni russe e le dimostrazioni di forza dell’Alleanza hanno vissuto picchi e discese costanti. Ci sono stati gli aerei da guerra e i sottomarini di Mosca intercettati nei cieli e nelle acque del Nord Europa, gli allarmi lanciati dai Paesi Baltici ai propri confini est, dove l’influenza del Cremlino si è fatta sempre più pressante, soprattutto sulla popolazione russofona, le minacce sul blocco del gasdotto del Nord Stream 2 dopo l’avvelenamento dell’oppositore di Putin, Alexei Navalny. Ma anche la più recente guerra del gas che ha contribuito a far schizzare i prezzi in tutta Europa e la pressione migratoria al confine tra Bielorussia e Polonia, dietro alla quale, sostengono a Bruxelles, si nasconda la longa manus di Putin.
Perché proprio l’Ucraina?
Dietro alla scelta di Mosca di invadere la Crimea nel 2014 si nasconde anche un (debole) presupposto storico che si collega al fatto che, in origine, quella parte di Ucraina era territorio russo, unico sbocco dell’impero sul Mar Nero. Solo nel 1954 l’allora capo dell’Unione Sovietica, Nikita Krusciov, decise di cedere, o meglio restituire, quei territori all’Ucraina. Un gesto che Putin e i sostenitori dell’invasione sembrano considerare solo una temporanea concessione. In realtà, i motivi dietro alla decisione di ‘puntare’ sull’Ucraina sono diversi. Innanzitutto rappresenta un enorme stato cuscinetto che tiene lontane le truppe Nato dal confine russo, cosa che invece non succede nei Baltici, ma che punta a una sempre maggiore integrazione con Europa e, appunto, l’Alleanza. Mantenere il controllo almeno su una parte del confine orientale del Paese per la Russia significa garantirsi una distanza di sicurezza da quello che reputa un “accerchiamento”. Un ruolo simile a quello svolto dalla Bielorussia e anche dalla piccola Transnistria.
Quali sono gli interessi in gioco?
Di fianco alle questioni legate alla Difesa e alla Sicurezza troviamo però anche gli interessi economici. Lo stop al gasdotto Nord Stream 2 che sarebbe dovuto diventare il nuovo rubinetto d’Europa, con enormi vantaggi sia per la Russia che per la Germania, non è piaciuto a Vladimir Putin che ha prima risposto spingendo il suo fedele alleato Aleksandr Lukashenko a spostare migliaia di migranti provenienti dal Medio Oriente verso i confini polacchi, nel tentativo di destabilizzare l’Europa, e adesso si è lanciato in questa sfida sull’orlo del conflitto con l’Alleanza, usando proprio il gas come arma di ricatto e facendo schizzare i prezzi delle forniture in Europa. Dall’altra, la sempre maggiore pressione esercitata dalle sanzioni nei confronti della Russia rischia di diventare insostenibile nel caso in cui queste venissero implementate, come promesso sia dagli Usa che dall’Ue, in seguito a un’invasione militare russa dell’Ucraina.
Quali conseguenze sull’Italia?
Roma e Mosca mantengono un rapporto comunque buono, soprattutto nel panorama del fronte Nato. I rapporti commerciali sono ancora solidi, come dimostra anche la riunione che si è tenuta tra un gruppo di imprenditori e Vladimir Putin in persona proprio nei giorni della crisi ucraina. L’aumento del prezzo del gas ha colpito anche l’Italia, ma è stato lo stesso presidente a dichiarare che al Paese mediterraneo la Federazione russa sta continuando a garantire forniture a prezzi tra i migliori del mercato. E lo ha ribadito anche al presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso di un recente colloquio sul deteriorarsi dei rapporti col fronte occidentale: “Garantiamo le forniture di gas all’Italia”, ha assicurato lo Zar.