Il 4 febbraio, ad Amsterdam, ai Campionati europei di calcio a 5 si sfideranno in semifinale Russia e Ucraina. La Duma di Mosca ha messo in allarme la propria delegazione, denunciando il rischio di provocazioni prima, durante e dopo la semifinale, Kiev invece lancia l'editto ai suoi portacolori partiti per le Olimpiadi di Pechino: nessuna fratellanza o foto con i “colleghi” russi
Esistono casi in cui lo sport si è fatto ambasciatore di pace ed altri in cui i confronti agonistici hanno anticipato eventi ben più cruenti. Fra i primi, è impossibile non ricordare lo storico incontro di tennistavolo fra Stati Uniti e Cina a Pechino, nel 1971, che rappresentò il primo approccio “diplomatico” fra i due Paesi dopo oltre due decenni di guerra “freddissima”. Andò invece nel senso opposto quanto successe nel 1990 allo stadio Maksimir di Zagabria, quando Zvonimir Boban, che negli anni futuri diventò icona del centrocampo milanista, sferrò un calcio ad un poliziotto (filo-serbo) che stava malmenando un tifoso croato durante uno dei caldissimi derby fra la Dinamo e la Stella Rossa. Altre epoche, naturalmente, ed altri auspici pensando al match del 4 febbraio ad Amsterdam, quando ai Campionati europei di calcio a 5 si sfideranno in semifinale Russia e Ucraina. I due Paesi, per ora, si fronteggiano mostrando solamente i muscoli: l’esercito di Putin schierando oltre 100mila effettivi sul confine, Kiev attraverso gli aiuti militari che arrivano copiosi da Stati Uniti, Gran Bretagna ed altri Stati europei.
Entrambe, però, guardano con preoccupazione alla sfida olandese e già da giorni, da quando la Nazionale ucraina si è qualificata battendo il Kazakistan, hanno iniziato a scambiarsi accuse reciproche. La Duma di Mosca ha messo in allarme la propria delegazione, denunciando il rischio di provocazioni prima, durante e dopo la semifinale. “Sono possibili atti ostili”, ha dichiarato il presidente del Comitato di Stato per la cultura fisica e lo sport, Dmitry Svishchev. E non sarebbe la prima volta, ha tuonato il rappresentante moscovita, “considerando che di recente abbiamo assistito alla russofobia del pubblico di Melbourne, che nella finale degli Australian Open ha esultato non tanto per Nadal, quanto contro il nostro Medvedev. Questo sentimento anti-russo ha raggiunto lo sport in ogni sua accezione”, ha concluso Svishchev. Accuse che la stampa di Kiev rispedisce al mittente, ricordando i comportamenti tenuti dal tennista numero due nel ranking Atp che cinque giorni fa, in semifinale contro Tsitsipas, diede apertamente dello “stupido” e della “femminuccia” al giudice di sedia. Il parlamentare della Duma ha espresso la speranza che gli organizzatori di Euro 2022 garantiscano sicurezza ed incolumità alla sua Nazionale. “Probabilmente ci saranno degli atti di provocazione ad Amsterdam. Spero davvero che siano in grado di mantenere l’ordine”.
Finita qui? Macché. Se Mosca chiede protezione per i propri rappresentanti calcistici in Olanda, Kiev invece lancia l’editto ai suoi portacolori partiti per le Olimpiadi di Pechino: nessuna fratellanza con i “colleghi” russi. A dirlo non è un rappresentante di secondo piano, ma il ministro dello Sport in persona, Vadym Gutzayt: “Abbiamo consigliato agli atleti di non scattare foto con i russi durante i Giochi per evitare provocazioni che in passato si sono già verificate. Otto anni di guerra non si possono cancellare e non possiamo dimenticare l’aggravarsi della situazione ai nostri confini. Pertanto, è molto importante che i nostri atleti controllino le loro emozioni”. Non solo. Al campione olimpico di freestyle nel 2018 a Pyeongchang, l’ucraino Alexander Abramenko, che ha affermato di sentirsi libero di salire sul podio con gli avversari d’oltreconfine, il ministro ha risposto categorico: “Non condivido per nulla la sua posizione. Io non posso forzarlo ma solo consigliarlo. Molti nostri giovani soldati continuano a morire in Donbass e troverei inconcepibile celebrare la vittoria assieme agli atleti russi. Questo è il Paese con cui siamo in guerra, non con cui festeggiare”.