A metà dicembre il ministro ha incassato con soddisfazione il via libera della conferenza Stato-Regioni al documento che, pur prevedendo la "prevalenza" del lavoro in presenza, dispone che ogni amministrazione possa sottoscrivere con il singolo lavoratore un accordo individuale ad hoc. E il rinnovo del contratto della pubblica amministrazione centrale, siglato a fine dicembre, non impone nemmeno di trascorrere la maggior parte del tempo in sede
“L’adesione al lavoro agile ha natura consensuale e volontaria ed è consentita a tutti i lavoratori, siano essi con rapporto di lavoro a tempo pieno o parziale e indipendentemente dal fatto che siano assunti con contratto a tempo indeterminato o determinato”. E ancora: “Il lavoro agile non è esclusivamente uno strumento di conciliazione vita-lavoro ma anche uno strumento di innovazione organizzativa e di modernizzazione dei processi”. Non lo scrivono i sindacati ma il ministro Renato Brunetta nella sua versione mister Hyde. Se il Brunetta-Jekyll non si trattiene dall‘attaccare gli statali in smart working, accusandoli di “far finta di lavorare”, Brunetta-Hyde a metà dicembre ha incassato con soddisfazione il via libera della conferenza Stato-Regioni alle sue “linee guida in materia di lavoro agile nella Pa”. Che in vista del superamento dell’emergenza dispongono che ogni amministrazione individui le attività che possono essere effettuate in modalità agile e possa poi sottoscrivere con il singolo lavoratore un accordo individuale ad hoc.
Il documento, è vero, prevede la “prevalenza” del lavoro in presenza: non più del 49% del tempo deve essere trascorso fuori dagli uffici. Ma non c’è alcuna preclusione di principio alla possibilità di lavorare da remoto. E si stabilisce che la prestazione lavorativa in modalità agile “è svolta senza un vincolo di orario nell’ambito delle ore massime di lavoro giornaliere e settimanali stabilite dai CCNL”, dando dunque fiducia al dipendente nell’organizzazione del proprio lavoro, oltre a garantire il diritto alla disconnessione, alla formazione specifica e alla fornitura di “idonea dotazione tecnologica”. Cosa che dovrebbe scongiurare la necessità di piazzare il cellulare “sulla bottiglia del latte“, curiosa immagine utilizzata giovedì da Brunetta-Jekyll per irridere i dipendenti “chiusi in casa”.
Le linee guida sono state peraltro superate con il rinnovo del contratto della pubblica amministrazione centrale, siglato a fine dicembre, che non impone la prevalenza del lavoro in presenza. I dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici, esclusi solo quelli che lavorano su turni, con accordo individuale possono dunque ottenere il lavoro agile conservando ovviamente “i medesimi diritti e gli obblighi nascenti dal rapporto di lavoro in presenza, ivi incluso il diritto ad un trattamento economico non inferiore a quello complessivamente applicato nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’amministrazione”. Brunetta-Hyde quel giorno ha festeggiato la firma del rinnovo, evidenziando tra le principali novità “la regolazione del lavoro agile, che sancisce il superamento dello smart working emergenziale a favore di una modalità di lavoro finalmente strutturata, con diritti a tutela dei lavoratori e condizioni precise a garanzia della soddisfazione di cittadini e imprese”.