Ora anche in Forza Italia si torna a ballare. Nel giorno del giuramento di Sergio Mattarella, con una Lega sempre più anti-governativa e Fratelli d’Italia sull’Aventino, le fibrillazioni si fanno sentire pure nel partito berlusconiano. “Filo-leghisti tra di noi non ne vedo più, se ne sono perse le tracce”, aveva detto due giorni fa in un’intervista Mara Carfagna, punto di riferimento, insieme agli altri due ministri berlusconiani, dei “draghiani” azzurri. Apriti cielo. Da quel punto è cominciata una raffica di dichiarazioni per frenare la corsa al centro. Prima lo stesso Silvio Berlusconi, che però ha lasciato aperto uno spiraglio alla galassia centrista, poi via via il resto. “FI non guarda a sinistra ma resta saldamente nel perimetro del centrodestra”, ha precisato Licia Ronzulli, puntando il dito contro i franchi tiratori di Elisabetta Casellati, colpevoli “di voler destabilizzare e di aver lavorato per portare Draghi al Colle”. “Dobbiamo muoverci per rafforzare il centro, che però dev’essere il perno dell’alleanza di centrodestra”, le fa eco Anna Maria Bernini. Proprio le due senatrici che, a quanto si sa, hanno più manovrato per affossare la presidente del Senato. “Attenzione a non regalare Draghi al centrosinistra, oltretutto a un anno dalle elezioni”, avverte il governatore calabrese Roberto Occhiuto.
Insomma, Forza Italia ribolle con la riproposizione di uno scontro antico: chi guarda al centro pensando a una federazione con le altre sigle, da Matteo Renzi a Giovanni Toti a Carlo Calenda, e chi invece vuol restare aggrappato alla scialuppa di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che però al momento è piuttosto in secca. Con il premier che, molto indebolito dal periodo in ospedale, cerca di tenere tutto insieme dando un colpo al cerchio e uno alla botte. Tutti gli altri tacciono e forse si capisce il perché. “Se guardiano verso il centro troviamo Draghi e una galassia di forze uscite vincenti dalla partita del Quirinale, se invece ci voltiamo dall’altra parte, che troviamo…?”, fa notare un deputato forzista.
Molti tra i berluscones pensano che per un po’ è meglio lasciare Meloni e Salvini al loro destino. Anche perché il leader leghista continua a non tenere una strategia univoca, come si è visto dal mancato voto sull’alleggerimento delle misure anti Covid in Cdm, provvedimenti che, qui sta il paradosso, sono proprio quelli sollecitati dal Carroccio. “Salvini sembra uno che guida a fari spenti nella notte. Non possiamo andargli dietro…”, è il coro delle voci forziste a Montecitorio. Il leader leghista, che si è preso il Covid, torna per mezza giornata rassicurante. Prima spiegando che “la Lega resta al governo per lavorare”, poi plaudendo al discorso di Mattarella – al quale ha telefonato – e rivendicando il bis. “Sono orgoglioso di aver dato un contributo alla rielezione del presidente”, ha detto. Parole che allargano ancor di più il fossato che lo separa da Meloni. Sta di fatto che questo comportamento schizofrenico nel Carroccio è sempre meno tollerato, specialmente dai tre ministri, a cominciare da Giancarlo Giorgetti. I due giovedì mattina si sono visti per un burrascoso faccia a faccia al Mise. “Se devo stare a Palazzo Chigi per non votare i provvedimenti, tanto vale andarmene…”, il senso delle parole del ministro al segretario, mentre quest’ultimo tentava di rassicurarlo. “Il problema di Salvini è che ragiona anche bene, con una certa lucidità, fino a quando non esce un nuovo sondaggio. Poi, quando vede i dati, impazzisce…”, dicono un paio di leghisti nel cortile di Montecitorio.
Mentre Giorgia Meloni va dritta per la sua strada, senza fare sconti. Se l’ex ministro della Gioventù fa sapere di “aver apprezzato diversi passaggi del discorso di Mattarella”, Francesco Lollobrigida ha presentato una proposta di legge costituzionale per impedire la rielezione del capo dello Stato, come a suo tempo aveva chiesto il Pd con Luigi Zanda ma con obbiettivo inverso, ovvero favorire il Mattarella bis. La leader della destra, intanto, si gode gli ottimi sondaggi (l’ultimo di Piepoli la dà in testa con il 19,5 e la Lega al 18) e si appresta a non dare tregua al governo e agli (ex) alleati governativi. “A Forza Italia e Lega non darà scampo: li massacrerà su tutto”, confida un deputato della destra. “Bisogna far depositare la polvere ancora per qualche tempo. Forse Giorgia non si fiderà più fino in fondo di Salvini, ma fidarsi è una cosa, fare politica è un’altra”, sussurra Lucio Malan, ex forzista oggi in Fdi. Secondo Malan il termometro dei rapporti s’inizierà a vedere quando riprenderà il lavoro nelle commissioni, dove i parlamentari lavorano fianco a fianco. Ma la vera cartina di tornasole saranno la legge elettorale e le elezioni comunali di primavera. “Lì si vedrà se il centrodestra esiste ancora…”, osserva il senatore. Intanto al centro tutto si muove. “Stiamo già pensando a un nome per la federazione”, dicono fonti di Coraggio Italia, al lavoro con Renzi e agli altri nel cantiere del “grande centro”.