Sono salite a cinque le partenze da Downing Street iniziate il 3 febbraio quando, nell'arco di poche ore, Munira Mirza, una stretta collaboratrice di Johnson, e Jack Doyle, il responsabile della comunicazione, hanno annunciato il loro addio. Gli ultimi a lasciare sono stati Elena Narozanski, componente della Policy Unit, Dan Rosenfield, capo della staff, e Martin Reynolds, responsabile della segreteria del primo ministro
Ondata di dimissioni all’interno dello staff di consiglieri di Boris Johnson. Per i media britannici sono infatti salite a cinque le partenze da Downing Street iniziate il 3 febbraio quando, nell’arco di poche ore, Munira Mirza, una stretta collaboratrice del premier, e Jack Doyle, il responsabile della comunicazione di Downing Street, hanno annunciato il loro addio. L’ultima a lasciare è Elena Narozanski, componente della Policy Unit, insieme a Dan Rosenfield, capo della staff, e Martin Reynolds, responsabile della segreteria di Johnson. “Nessuno all’interno del suo team aveva idea che intendesse andarsene”, ha commentato una fonte di Downing Street a Playbook in riferimento all’inattesa uscita di scena stamattina di Elena Narozanski. “Ha lasciato un vuoto profondo, molte persone sono in lacrime e i colleghi stanno valutando le proprie posizioni. Può succedere di tutto. È una cosa enorme”, ha aggiunto la fonte.
Insomma, lo stato maggiore di Downing Street ora si trova in grande difficoltà. Tre dei collaboratori erano stati coinvolti direttamente nello scandalo party-gate, in particolare Reynolds e Doyle, ma per le modalità e i tempi non sembra si tratti dell’annunciata ‘epurazione‘ interna che Johnson aveva promesso dopo l’emergere dei dettagli sui party illeciti a Downing Street, incluse le rivelazioni del rapporto Gray anche rispetto all’indagine di polizia in corso. Alcuni componenti ‘junior’ del governo hanno affermato il contrario sostenendo, come ha fatto il viceministro per le Attività produttive Greg Hands, che il premier conservatore sta facendo i cambiamenti annunciati. Hands ha però ammesso che il caso di Mirza è “differente”.
Le scuse del premier alla Camera dei Comuni e al popolo britannico sembra non siano bastate a fermare il dissenso e a placare gli animi. La vicenda sta addirittura creando sconcerto all’interno del Partito conservatore, in fermento per le ripercussioni che questa potrebbe avere sulle sorti del governo e sulle fortune elettorali dei Tory. Huw Merriman, uno dei deputati più noti del partito, ha dato voce al sentimento: “Sono profondamente preoccupato da quanto sta accadendo e sappiamo tutti che se un primo ministro non è in grado di rimettersi in piedi, allora bisogna mollarlo”. Secondo la Bbc sono 17 i deputati Tory che hanno inviato la fatidica lettera per chiederne la sfiducia ma per far scattare il voto ne servono almeno 54. Non aiuta il fatto che il Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, dato come uno dei possibili pretendenti alla poltrona di BoJo, abbia preso pubblicamente le distanze dal premier rispetto al suo attacco contro il leader Labour.