Nella serata più complicata, quella interminabile, con tutte le canzoni già sentite e quindi senza la curiosità del nuovo, quella in cui di solito comincia a serpeggiare un po’ di stanchezza, questa volta è andato tutto liscio.
Promosso Amadeus per il ritmo impresso. Promossa a pieni voti Drusilla Foer che, dopo un inizio un po’ prevedibile con il gioco ormai abusato delle insolenze e dell’umiliazione del conduttore, si è imposta con il suo acume e il suo spirito, dando a quel difficile ruolo di co-conduttrice il senso che nelle serate precedenti si era smarrito. Promosso Saviano, che in pochi minuti è riuscito a dire cose nuove e profonde su un tema già trattato in mille occasioni.
Promossa con lode e tutti gli onori possibili la regia televisiva, nel senso specifico delle riprese, del montaggio, della scenografia, degli effetti visivi. Una regia che ha toccato livelli entusiasmanti per la grafica raffinata e i sontuosi movimenti di macchina con cui ha interpretato l’esibizione di Cremonini.
E allora dove trovare il neo della felice serata? Confesso il mio imbarazzo, ma senza cadere in atteggiamenti pilateschi non saprei in che categoria (buoni o cattivi?) collocare la celebrazione iniziale del nuovo settennato di Sergio Mattarella. Da una parte è stato un omaggio discreto, affettuoso, sincero che ha creato come un ponte tra l’applauso élitario della prima della Scala e quello popolare dell’Ariston. Dall’altra, la scelta di accennare la canzone di Mina, in ricordo di una presenza del futuro presidente e dei suoi familiari al celebre ultimo concerto della cantante, mi è parso fuori luogo. Se poi della canzone si cita il verso “sei grande, grande, grande ….” tutto diventa un po’ eccessivo, scivoloso, evocando un culto della personalità non confacente proprio allo stile sobrio del Presidente.
Davvero non so da che parte stare: lascio la scelta ai miei venticinque lettori.