Una sequenza genetica inedita di Sars Cov 2. Un piccolo mistero che potrebbe già avere una soluzione. Nel gennaio 2021 un team di scienziati, alla ricerca del coronavirus nelle acque reflue di New York, ha individuato qualcosa di strano nei campioni raccolte. Gli scienziati di tutto il mondo analizzano le acque degli scarichi perché preziosi dati arrivano da questi studi e anche in questo caso i risultati sono stati interessanti. La sorpresa – come riporta il New York Times – è stata l’individuazione di una costellazione unica di mutazioni che non era mai stata segnalata prima in pazienti umani, un potenziale segno di una nuova variante non rilevata in precedenza. Da dove arrivava il lignaggio “criptico”?

I ricercatori, che hanno campionato le acque reflue da 14 impianti di trattamento a New York City dal giugno 2020, nel gennaio del 2021, hanno iniziato a eseguire il sequenziamento mirato dei campioni, concentrandosi su parte del gene per l’importantissima proteina spike del virus. Le ipotesi sono almeno tre ma una in particolare potrebbe essere quella giusta: ovvero che il virus con la sequenza inedita arrivi da persone le cui infezioni non sono state testate e sequenziate, che possa provenire da animali infettati dal coronavirus, forse dai topi che non mancano nella metropoli statunitense oppure arrivare da persone che sono confinate in strutture sanitarie a lungo termine in poche aree della città. In questo caso il motivo dell’ipotesi che è che la sequenza anomala sia stata individuata in alcuni specifici impianti e non in tutti quelli sottoposti ad analisi.

Sull’ipotesi topi però basti ricordare che la stessa Omicron potrebbe essere il risultato di un passaggio in un animale e i roditori sono tra gli indiziati. “Finora non abbiamo visto queste varianti tra i pazienti clinici a New York”, ha affermato Michael Lanza, portavoce del Dipartimento della salute e dell’igiene mentale di New York City. Tra gli animali indiziati ci sono anche gli scoiattoli e le puzzole. L’ipotesi che la sequenza arrivi da un ratto trova ha un primo indizio di conferma nel fatto che i ricercatori hanno creato pseudovirus – virus innocui e non replicanti a fine di test e sperimentazioni in vitro – con le stesse mutazioni presenti nelle sequenze criptiche che sono stati in grado di infettare le cellule di topo.

Lo studio su Nature

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