Uno “tsunami di positivi”, “ospedali pieni” e sotto pressione, ma anche una prospettiva a breve termine di portare giù la curva delle infezioni e tenere a bada in futuro Sars Cov 2 e tutte le sue varianti magari con “una vaccinazione ogni 9 oppure 12 mesi”. Intanto la priorità di questa guerra è di proteggere i “fragili e salvare vite” anche con il nuovo “arsenale” offerto dagli antivirali. Arnon Shahar, responsabile della task force anti-Covid del Maccabi Healthcare Services in Israele, parla di una “nuova frontiera“, anche se ha davanti agli occhi i dati che indicano che nel paese pioniere della campagna vaccinale anti Covid i contagi e anche i malati gravi sono cresciuti con picchi vicini a quelli registrati con Delta, i morti da inizio pandemia sono stati 9mila. Allo stesso tempo però il fattore Rt è sceso sotto la fatidica soglia 1 ed si è attestato a 0.90. Il governo israeliano intanto ha approvato un allentamento alle norme anti contagio. A partire da lunedì il green pass non sarà più richiesto per entrare nei ristoranti, a teatro, al cinema e in palestra, dovrà essere esibito solo per discoteche ed eventi affollati al chiuso, dove decade il tetto massimo di partecipanti.
La prima domanda non può non riguardare i dati preliminari dello studio israeliano che ha evidenziato che con la quarta dose gli anticorpi aumentano ma il contagio non si evita. Cosa ne pensa?
Non sono d’accordo con questa affermazione. Si tratta di dati preliminari, molto piccoli (270 persone, ndr) con conclusioni premature. A distanza di dieci giorni dalla conferenza stampa abbiamo osservato che la quarta dose protegge dal contagio due volte in più rispetto alla terza dose e dalle 3 alle 5 volte in più dalla malattia severa. Quasi come il booster. Forse abbiamo dimenticato che lo scopo del vaccino non è stato mai la protezione dal contagio, quello è stato un effetto in più, ma salvare le persone a rischio dalla malattia severa e dalla morte. Un risultato raggiunto per tantissime persone in Israele e nel resto del mondo.
Quindi quanto dura la protezione della quarta dose rispetto alla trasmissione?
Stiamo valutando ed è possibile che vada dalle sette alle otto settimane. Ma resta una protezione alta contro malattia grave e morte. Ribadisco la quarta dose protegge da malattia severa e morte dalle 3 alle 5 volte rispetto a chi ha la terza dose.
Il vaccino quindi per voi si conferma lo strumento principale per affrontare l’epidemia di Covid?
La strada principale per affrontare, non per sconfiggere, questa pandemia è vaccinare, ma adesso abbiamo anche le terapie antivirali che stiamo dando anche in maniera massiccia che sia Paxlovid (Pfizer, ndr) o Molnupiravir (Merck, ndr). Tra poco arriverà anche Evusheld di Astrazeneca (anticorpo monoclonale, ndr). Abbiamo visto che Omicron infetta quasi tutti, ma riusciamo a proteggere i fragili e gli anziani con i vaccini e curare quelli a rischio con gli antivirali. Anche se ricordiamolo nessuno ci ha promesso una protezione al 100%, nessuno lo ha mai detto. Siamo sempre tra l’85 e il 90%. Vaccini e antivirali sono una nuova frontiera contro la pandemia. Forse non sconfiggeremo questo virus, che sembra decidere per noi, ma probabilmente ci convivremo andando verso l’endemia.
Alcuni mesi fa alla domanda quando questo sarebbe successo rispose che era impossibile dirlo. Oggi possiamo fare una previsione?
Se non ci saranno altri problemi o grosse sorprese con le varianti e in considerazione della velocità di Omicron magari verso aprile, forse anche un po’ prima.
Alcuni scienziati ritengono che somministrare il vaccino a intervalli molto brevi possa essere poco utile. Israele è il paese pioniere del booster e ora della quarta dose. Emerge questo rischio?
Non emerge, ma capisco perfettamente e lo abbiamo tenuto in considerazione perché conosciamo la Vaccinologia. Ci sta che possa essere poco utile o addirittura controproducente, ma nel rapporto tra rischi e benefici prevalgono i secondi. Vale la pena dare una protezione in più e i vaccini, ormai lo sappiamo, ‘danneggiano’ molto meno di quello che ci si potesse aspettare. Non penso che vaccineremo ogni quattro mesi la popolazione, non sarà la nostra strategia che comunque abbiamo dovuto cambiare nel corso del tempo. Il virus cambia e noi cambiamo con lui. Devo dire che non è più la stessa malattia, anche se con questa diffusività di Omicron gli ospedali sono pieni di persone non vaccinate o anziane che non hanno fatto in tempo a ricevere il booster. L’anno scorso poi avevamo solo il coronavirus, quest’anno c’è anche l’influenza. Omicron è meno violenta di Delta, ma ha una pressione importante sul sistema sanitario.
Quindi il profilo dei malati gravi risponde solo a quello di non vaccinati o fragili e/o anziani parzialmente vaccinati?
Anziani fragili, non vaccinati o vaccinati parzialmente rappresentano la maggior parte delle persone malate gravemente. Ovviamente ci sono anche vaccinati con booster ma non ci sono giovani. I vaccinati in generale non finiscono in ospedale, né tantomeno in terapia intensiva o intubati o sotto Ecmo, ma stanno a casa. I trapiantati di polmone vaccinati completamente possono essere positivi, ma non finiscono in ospedale: un anno e mezzo fa morivano.
All’inizio dell’intervista ha detto che sono giorni faticosi ma anche interessanti. Cosa voleva dire?
È una guerra diversa perché abbiamo nell’arsenale gli antivirali che sono destinati alle persone ad alto rischio di Covid grave. Anche se a volte i non vaccinati rifiutano anche queste che sono pillole. Una cosa assurda perché se finiscono in ospedale rischiano di morire. Dobbiamo continuare così: vaccinare, anche i bimbi, fornire gli antivirali e magari fra un mese potremo avere un orizzonte diverso che si aprirà davanti a noi.
Sempre che non arrivi l’ennesima variante.
Qui in Israele abbiamo anche la Ba.2 (Omicron 2, ndr). Per adesso non la temiamo. I numeri ora ci dicono che l’indice di contagiosità sta scendendo. Comunque vedremo ancora anche malati severi e morti nelle prossime settimane.
Di futuro possiamo parlare?
Probabilmente avremo il vaccino anti Covid ogni 9 o ogni 12 mesi. Se il virus rimarrà Omicron nel giro di due mesi potremo intravedere la normalità. Anche se non credo che toglieremo la mascherina così velocemente come hanno fatto in altri paesi. Anzi penso che la mascherina debba rimanere quasi per sempre, a prescindere dal Covid, dove ci sono le persone fragili. Fondamentale sarà il sequenziamento e il monitoraggio.