La scelta di Di Maio di dimettersi "è un passo coraggioso e non dovuto in un Paese in cui non si dimette mai nessuno", scrive su Facebook il senatore e vicepresidente della Commissione di vigilanza Rai. "Chi al dialogo vuole contrapporre lo scontro deve essere consapevole della terribile responsabilità che si assume: sacrificare il sogno di cambiamento di milioni di elettori in quella che ai loro occhi non può che apparire come una insensata lotta di potere"
Lo scontro tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte “rischia di essere letale per il Movimento laddove si lasciasse cadere l’occasione per capire dove vogliamo andare, se e ancora riusciamo a bene interpretare la volontà dei milioni di elettori che ci hanno votato e, soprattutto, quali sono le priorità da mettere in agenda in questo scorcio di legislatura e in una prospettiva di medio e lungo termine“. Per questo “una classe dirigente all’altezza deve essere capace di ascoltare senza cedere alla tentazione di prove di forza“. A scriverlo in un post su Facebook è il senatore M5S Primo Di Nicola, vicepresidente della Commissione di vigilanza Rai. “La decisione di Luigi Di Maio di dimettersi da presidente e membro del Comitato di Garanzia del MoVimento 5 Stelle, un passo coraggioso e non dovuto in un Paese in cui non si dimette mai nessuno, rappresenta un momento prezioso della storia del M5S”, sostiene Di Nicola. “Il gesto di rimettere il mandato favorisce quel dibattito libero di cui il Movimento ha bisogno in un momento particolarmente delicato della vita del Paese. I cittadini, gli elettori, le forze politiche con le quali dialoghiamo chiedono che il M5s sia una forza solida e affidabile. Per questo è indispensabile e urgente un confronto franco e aperto tra le diverse sensibilità che si sono da ultimo evidenziate nel corso del passaggio dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica”, scrive.
Per il senatore “c’è un vuoto programmatico da colmare: le parole d’ordine che hanno fatto la fortuna del M5s alle elezioni del 2018, a cominciare dal reddito di cittadinanza, la lotta ai privilegi e alla corruzione, le proposte contro il precariato per ridare dignità al lavoro di milioni di cittadini sfruttati e senza garanzie, hanno trovato puntuale realizzazione nelle misure e nell’azione di governo degli ultimi anni. Ora, il carniere di idee e progetti rischia di apparire vuoto e deve essere riempito. Per questo c’è bisogno di avviare un percorso programmatico in grado di ridisegnare un orizzonte utopico capace di mobilitare le forze migliori di questo Paese. Un compito che richiede unità di intenti e spirito solidale, come tutti dicono di volere. Sarebbe un terribile errore pensare di liquidare questa enorme sfida tacitando le voci capaci di dare un contributo nel difficile percorso che ci attende vivendole invece come un fastidio“, avverte. “Chi al dialogo vuole contrapporre lo scontro deve essere consapevole della terribile responsabilità che si assume: sacrificare il sogno di cambiamento di una intera generazione e di milioni di elettori in quella che ai loro occhi non può che apparire come una insensata lotta di potere condotta secondo i vecchi riti di una politica squalificata dalla storia e che avremmo tanto voluto archiviare”.