Sanremo è il Met Gala de no’altri. “Non si tratta soltanto di scegliere un vestito, ma di raccontare visivamente una storia, immaginare due mesi prima del Festival un progetto legato alla personalità dell’artista, alla canzone, a quello che vuole comunicare”, spiega Roselina Salemi, esploratrice di mode e modi
La platea ormai è allenata, su e giù, seduti, tutti in piedi, battono il ritmo, si agitano sulle note di “Siamo figli delle stelle” e di “Nessuno mi può giudicare”. E’ dura rimanere appoltronati per 5 ore. Ci vuole il fisico, anche per scendere e salire le scale. Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi aleggiano le note di Lucio Battisti sospirate da Michele Bravi. “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli emoziona sempre sopratutto se il duetto è formato da Mahmood e Blanco. Il primo in bermuda e giarrettiere (sì, in reggicalze nere) il secondo con oblò tagliato sulla giacca. Già perché a Sanremo non gareggiano solo le canzoni ma anche i look. Ogni artista ha il suo lookologo: l’aranciochiomata Noemi e Mahmood si sono affidati agli azzardi di stili di Susanna Ausoni, la stylist numero uno. Lei li chiama comunicazioni-estetiche-narrative.
Sanremo è il Met Gala de no’altri. “Non si tratta soltanto di scegliere un vestito, ma di raccontare visivamente una storia, immaginare due mesi prima del Festival un progetto legato alla personalità dell’artista, alla canzone, a quello che vuole comunicare”, spiega Roselina Salemi, esploratrice di mode e modi. Gli stilisti hanno bisogno degli stylist. Tutti, tranne Alessandro Michele, di Gucci, il più amato e conteso dalle celebrities, che mescola ogni tipo di suggestione, da Hollywood all’anima greca, nel mix di street style e glam. Sanremo è uno dei luoghi dove questa circolarità si esprime insegnandoci che tutto nell’armadio può avere un’altra vita”. Come ha fatto la conduttrice Roberta Capua, ex Miss Italia, che ha scelto di indossare abiti già suoi. “Se lo fanno le regine non lo posso fare io? lanciando anche il suo messaggio di sostenibilità. Il look maker di Achille Lauro è Nicolò Cerioni detto Nick, viene dal mondo di MTV e dichiara di ispirarsi a Madonna, Beyoncè e Raffaella Carrà. E vestito come un angioletto, completo bianco e camicia in tulle bianco (by Gucci) si inginocchia davanti alla bluchiomata Loredana Bertè e la fa sentire “Bellissima”.
E se gareggiassero solo le cover? Quanti sbadigli in meno e qualche brivido in più (che non è la favoritissima canzone del Mahmood).
Ne guadagnerebbe anche la Zanicchi che dalla fond position scala la classifica degli ultimi posti interpretando una “Canzone” d’antan di Milva. A rendere omaggio all’artista recentemente scomparsa, un’icona di stile, la mostra di abiti da lei indossati sul palcoscenico, creazioni uniche realizzate da Versace, Armani e Ferré. Sono esposti nel foyer del Casinò di Sanremo. Guru Jovanotti è tutto uno sciorinare parole in libertà. Ma vince la cover con un infaticabile Gianni Morandi. Ancora fitness in platea: tutti a ballare con Tananai “A far l’amore comincia tu”. Ciao Raffaella.