Momento migliore: Giovanni Truppi, Vinicio Capossela e Mauro Pagani. Cantare su quel palco Nella mia ora di libertà di Fabrizio De André non è semplicemente un omaggio e non è una gara. Quella è la canzone che anticipa un cambiamento leggero ma essenziale nella poetica nel nostro cantautore più importante: dal canto per gli ultimi all’accusa verso la maggioranza. È la prima direzione ostinata e contraria, scintillio della minoranza. È canto fermo e fiero di chi la pensa con la propria testa, rivendica la propria unicità e non si piega al pensiero unico. Di questi tempi è di una bellezza che mette spavento.
Cantarla al Festival di Sanremo non è solo fare una cover. È un gesto felicemente politico. Nel senso più alto del termine, quello che quasi non esiste più.
Momento peggiore: Nek in Anna verrà. È inspiegabile, anzitutto, perché Massimo Ranieri abbia chiamato Nek per una canzone di Pino Daniele. Già che c’era poteva anche chiedergli la ricetta della pizza. Io stimo molto Nek, sia come artista sia per ciò che della persona fa trasparire. Ma ognuno ha la sua verità, la propria autenticità e attitudine. Anna verrà gli è lontana, e si è sentito: ha una dolente sensibilità, una disperanza, una tendenza alla serenata confidenziale, eppure in pieno sole, che a Nek non appartiene. Inspiegabile.