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Sanremo 2022, top e flop della finale: Sabrina Ferilli è un tranquillante. Il duo Blanco e Mahmood, vincitori annunciati, da “Brividi” si fa monumento

Le vignette dell’illustratore Guido Ciompi, in esclusiva per il Fatto,  sono una certezza. Come il look da fata turchina di Orietta Berti

E’ finita. Dopo 25 ore di diretta, ora in più, ora in meno. Sanremo è come il minestrone buono per tutti i palati, filtra tutto per rendersi digeribile.
Sanremo, l’ammiraglia, per fare servizio pubblico, sembra avere l’obbligo di affrontare tutti i temi sociali come nel discorso pragmatico di un politico: accettazione della diversità, inclusione, omofobia, fluidità, integrazione, poteri forti, il razzismo velato anche di lacrime di Lorena Cesarini, la cecità, non solo fisica, che porta sul palco Maria Chiara Giannetta. Sanremo come un frullatore sminuzza tutto e alla fine non rimane alcun messaggio.
L’obbligazione alla dissacrazione e in Vaticano si fanno il segno della croce per esorcizzare il “blasfemo” Achille Lauro che a fine performance si dà l’autobenedizione. Dalla santificazione di Mattarella all’esumazione di Ornella nazionale e il suo esagerato sorriso jolly. L’omnisessimo regna sovrano e i riti scaramantici anti pandemia di Checco Zalone ( la sua hit Poco Ricco è la fotografia di una fetta d’Italia che sogna Prada ma entra da Zara).
Si gossipa poco (sulla finta operazione al pene di Amedeus, la spara Fiorello ) ma bisogna allungare il brodo. Allora ecco Saviano con il suo monologo per commemorare la strage di Falcone e Borsellino che si fa pagare tanto a parola.

Drusilla è figlia di una sarta/artigiana teatrale ma è la più aristocratica di tutti e il suo parlare forbito sul valore dell’“Unicità” piace.
La presenza di Sabrina Ferilli è un tranquillante: le rimangono pochi argomenti da sciorinare, hanno già parlato di tutto. Non le rimane che planare con leggerezza, intesa alla Italo Calvino, cioè quell’assenza di peso che ci fa vivere meglio.

Pago uno, prendo tre. Lo stilista Gai Mattiolo per il terzo anno consecutivo veste Amadeus. Il pacchetto comprende tutta la famiglia, la moglie, la showgirl in cerca d’autore Giovanna Civitillo e il figlio teen ager e simpatico Josè Alberto, seduti in prima fila per le cinque serate maratonesche. E’ passata, non non proprio inosservata dal giallo semaforo al bluette cangiante, al bustier arancione di taftà. Un baule di venti smoking sfavillanti per il conduttore. Aumentava il bagliore di serata in serata, per il gran finale sembrava il tappeto della cerimonia d’apertura delle Olimpiadi.

Perfino Massimo Ranieri che si era mantenuto sobrio ha ceduto alla tentazione di un luccichio sul revers della giacca nera. Orietta Berti da trash diventa quasi chic, e apparecchiata come una fata turchina, affonda in una nuvola di tulle. Il duo Blanco e Mahmood, vincitori annunciati, si fa monumento. E io voglio la camicia nudelook, ricamata e chiffonosa di Blanco, la gonna lunga nera e stilosa e le giarrettiere di Mahmood.
Il vestito simil spaziale Balenciaga di Noemi è splendente mentre ugola ‘Posso andare sulla luna’.
Noi, finalmente, possiamo andare a dormire.
Guido Ciompi, illustratore e architetto, ha pennellato il Festival in esclusiva per il Fatto .