Parco naturale disabitato ma fin dal 1851 cava da cui l’unico produttore, la famiglia Kays, ricava le stones. E ancora più curiosamente ne dà anche la forma a panettone schiacciato. Solo qui, proprietà privata dei marchesi Kennedy ma data in affitto fino al 2050 alla Reale società per la protezione degli uccelli, si trovano i due graniti utilizzati, "Blue Hone" e "Common Green"
Stefania Constantini e Amos Mosaner arrivano ad un passo dall’oro a Pechino. La prestazione fenomenale della coppia del curling accende i riflettori su uno degli sport più curiosi della famiglia del ghiaccio. Per conoscere l’origine delle “stones“, i pietroni tondi con il manico, bisogna andare in una minuscola isola al largo della Scozia, Ailsa Craig. Parco naturale disabitato ma fin dal 1851 cava da cui l’unico produttore, la famiglia Kays, ricava le stones. E ancora più curiosamente ne dà anche la forma a panettone schiacciato.
Solo su quest’isola, proprietà privata dei marchesi Kennedy ma data in affitto fino al 2050 alla Reale società per la protezione degli uccelli, si trovano i due graniti utilizzati, “Blue Hone” e “Common Green”, il primo il più pregiato. La struttura dei due graniti è particolarmente impermeabile: la ragione per cui vengono preferiti sta nella loro maggiore resistenza alla rottura in seguito all’azione invasiva dell’acqua che ghiacciandosi spacca la pietra. Lo status di isola protetta consente all’azienda produttrice, Kays of Scotland, di cavare rocce in quantità limitata e solo ogni 10 anni: l’ultimo nel 2013, con 2mila tonnellate ricavate. Le stones della Kays sono le uniche riconosciute ufficialmente sia dalla World Curling Federation sia dal Comitato olimpico internazionale (Cio).
Sull’origine dello sport, invece, bisogna fare un salto indietro di 500 anni alla Scozia medievale. Il primo riferimento scritto a una gara con delle pietre sul ghiaccio proviene dai registri dell’Abbazia di Paisley, nel Renfrewshire, databile febbraio 1541. Nel passato le stones erano semplicemente sassi di fiume a fondo piatto, a volte dentellate o di forma irregolare. I giocatori, a differenza di oggi, avevano scarso controllo sul sasso. Insomma, si basavano più sulla fortuna che sull’abilità o sulla strategia.
Il curling entrò a far parte dei Giochi olimpici invernali nell’edizione di Chamonix-Mont-Blanc 1924 solo nella versione maschile, competizione non considerata ufficiale dal Cio ma in cui furono comunque assegnate medaglie. Fu ripresentato più volte a scopo dimostrativo a Lake Placid 1932 e dopo una lunga assenza ancora a Calgary 1988 e ad Albertville 1992. Divenne ufficiale a tutti gli effetti a partire dalle Olimpiadi di Nagano 1998, questa volta anche nella versione femminile. Il curling è molto affine allo stock sport che ebbe luogo come evento dimostrativo a Garmisch-Partenkirchen 1936 e a Innsbruck 1964. Un’ulteriore competizione, mista, dopo essere stata rifiutata per i Giochi di Vancouver 2010 è stata accettata nel 2015 per quelli di Pyeongchang 2018 e, ovviamente, per le Olimpiadi invernali di Pechino 2022.