È stata avviata un’ispezione nel liceo scientifico del polo scolastico “Valentini-Majorana” di Castrolibero (Cosenza) da parte dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria: motivo dell’ispezione sono le presunte molestie sessuali da parte di un professore dell’istituto ai danni di alcune studentesse, attuali ed ex. Una delle ragazze ha sporto denuncia ai carabinieri. Nel frattempo, i compagni continuano ad occupare il liceo in segno di protesta. L’ispezione arriva dopo che i genitori degli studenti avevano più volte espresso la necessità di verificare i fatti avvenuti. A dare il via all’ispezione è stata la relazione trasmessa dalla dirigente dell’istituto, Iolanda Maletta, all’Ufficio scolastico calabrese.
Le ragazze e i ragazzi del Valentini-Majorana stanno denunciando gli abusi su una pagina Instagram creata da una delle vittime dei presunti abusi: la pagina si chiama “Call out Valentini – Majorana”, che ha superato gli oltre 2300 follower. Gli studenti hanno anche organizzato una petizione su change.org, che è arrivata a quasi 1500 firme, in cui lamentano le “molestie verbali e fisiche alle studentesse da parte di – principalmente – professori. Vogliamo che la scuola sia un posto sicuro per gli studenti e le studentesse, che mai nessun* venga mess* a tacere e mai nessun* venga molestat*”. Le ragazze e i ragazzi accusano la dirigenza scolastica di aver volutamente ignorato gli abusi compiuti dai professori accusati.
Al momento una studentessa ha formalizzato la denuncia ai carabinieri ai quali ha raccontato l’episodio avvenuto qualche anno fa quando, al primo liceo, un professore le ha chiesto “una foto del seno in cambio della sufficienza”: “Dopo l’apertura della pagina Instagram in cui sono stati riportati i fatti – ha raccontato la studentessa – ho incontrato il professore, che mi ha rivolto la frase ‘avrei dovuto farti di peggio’. A quel punto, sconvolta, ho raccontato tutto alla mia famiglia e ho presentato denuncia ai carabinieri”.
Intervistato dal Quotidiano del Sud fuori dalla scuola, il fratello della ragazza conferma che la preside sapeva tutto da quattro anni: “Noi, fin dall’inizio, ci siamo immediatamente premurati di prendere un appuntamento con la dirigenza – dice – L’appuntamento ci è stato concesso per il giorno 28 giugno 2018 alle ore 18 nella sala della dirigenza alla presenza di mia madre. Non ero, quindi, da solo. Eravamo sconvolti per questa situazione che ci è piombata addosso dal nulla e che ci ha ferito tanto quanto ha ferito mia sorella che all’epoca era quattordicenne. Era un periodo dell’età evolutiva particolarmente complesso e che è stato ancor più lacerato da un abuso simile. Non è difficile immaginare le conseguenze di un atto del genere per la coscienza di una giovane ragazza, come il sentirsi sporca, le crisi di pianto, il disagio e la depressione. L’altro piano era quello di cercare di portare avanti la vita scolastica di mia sorella e non farla restare in un blocco depressivo”.
In sostanza, la studentessa molestata e la sua famiglia si sarebbero rivolte alla dirigente che, però, nei giorni scorsi ha negato di aver mai ricevuto segnalazioni di molestie agli studenti. “Avevamo avuto la parola d’onore che la situazione si sarebbe risolta con l’allontanamento definitivo del soggetto che ha messo in atto queste condotte. – spiega ancora il fratello – Così è stato, la situazione sembrava essersi ripristinata fino a quando, un giorno, mia sorella al ritorno da scuola non ci ha detto che questa persona era ritornata e continuava a tenere le sue lezioni in altre classi. L’ha incontrato più volte ed è sempre stata lacerata da quest’incontro che ha vivificato e radicalizzato quello che ha già vissuto l’ultimo giorno di scuola del 2018. Non so perché la preside nega. È la domanda che devo porre perché la mia coscienza mi impone di porla. Più che la domanda è la risposta quello che mi interessa. La situazione non deve finire qui. Bisogna che questa platea di persone che hanno subito questo genere di offese corporali oltre che psicologiche e spirituali si accordi in una pluralità di voci che poi diventi un’unica voce. Vogliamo giustizia”.
Sulla vicenda sono intervenuti anche i sindacati. La segretaria confederale della Uil Ivana Veronese parla di “realtà vergognosa e inaccettabile” nella quale si sono imbattuti gli studenti del liceo di Castrolibero. “Il vostro stato di agitazione – aggiunge – è la protesta di tutte le persone che non accettano il linguaggio sessista, la prevaricazione fra i generi, la violenza ovunque e comunque si manifesti”. Gli fanno eco il segretario generale della Uil Calabria Santo Biondo e il responsabile scuola del sindacato Andrea Codispoti che annunciano la loro disponibilità a costituirsi parte civile: “Quanto accaduto a Castrolibero – dicono – ci pare possa essere definito fatto indegno di un Paese civile. Siamo convinti che, oltre alla naturale indagine interna da parte dell’ufficio scolastico regionale, sia necessario l’intervento della magistratura e delle forze dell’ordine per fare luce sulle denunce di alcune studentesse”.
Al fianco degli studenti c’è anche la Cgil Cosenza che chiede l’invio di “task force di ispettori, esterni al contesto territoriale, per far luce su una vicenda che oscura il ruolo e la funzione pedagogica della scuola”. Per il segretario generale di Cosenza Umberto Calabrone e per il segretario Flc Francesco Piro, “ciò che si evidenzia sono sempre più gli aspetti poco trasparenti da parte di chi dovrebbe avere la custodia della verità o la ricerca della stessa, ossia, la dirigente scolastica che deve necessariamente essere destinataria di opportuni provvedimenti, non solo se le suffragate e circostanziate affermazioni, della studentessa e della scolaresca risultassero essere vere”.