Quasi 1,2 miliardi, a valere sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, puntano verso Roma. La Capitale conta di aggiudicarseli partecipando ai bandi del Pnrr già in campo: alcuni sono in chiusura, questione di giorni, e quindi si corre contro il tempo. Con un ulteriore inghippo: la carenza di forza lavoro. “Abbiamo trovato una situazione difficile dal punto di vista delle risorse umane. Ci sono molti uffici sguarniti e questo rende ancora più impegnativa la sfida della progettazione e della messa a terra delle risorse. Ce la stiamo mettendo tutta e stiamo rafforzando gli organici, grazie alle norme che il governo ha introdotto per poter rafforzare i quadri e i tecnici per i progetti”, ha detto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri a margine di una conferenza. Il riferimento è alle assunzioni a tempo determinato vincolate ai bandi. Tuttavia, il problema a Palazzo Senatorio è a monte. “Anche con le assunzioni a tempo determinato dei bandi la macchina si ferma a monte se non c’è il personale negli uffici che legge, istruisce, lavora le pratiche”, spiega una fonte della maggioranza dell’Assemblea capitolina. Un nodo che riguarda anche tanti altri enti locali e mette a rischio la possibilità concreta di raggiungere gli obiettivi del Pnrr evitando di perdere i soldi.

I fondi del Pnrr su cui Roma sta puntando al momento ammontano a quasi 1,2 miliardi di euro, appunto. Circa 520 milioni sono già assicurati e arrivano dal piano Roma Caput Mundi licenziato la scorsa estate dal governo: 347 di questi andranno a interventi per la valorizzazione del patrimonio culturale. Per il progetto di ammodernamento degli studios di Cinecittà sono stati già pescati dal Recovery plan 300 milioni: anche questi sono sicuri. In tutto si tratta di oltre 800 milioni che è come se Roma avesse già in tasca.

A queste risorse si affianca un budget da massimo 330 milioni di euro, di cui 200 per la città e 100 per le aree metropolitane, che la Capitale d’Italia può ottenere dai bandi in scadenza al 7 marzo e destinati alla rigenerazione urbana. Giovedì, la giunta capitolina ha indicato le zone che saranno candidate nell’ambito della progettualità: Tor Bella Monaca e Tor Vergata nel Municipio VI, Corviale nel Municipio XI, il complesso del Santa Maria della Pietà nel Municipio XIV. In ballo, poi, ci sono 40 milioni di euro per progetti sulla qualità abitativa, a partire dal recupero di manufatti in disuso, tra cui l’ex caserma di via del Porto Fluviale. Infine un insieme di altri bandi, in scadenza il 14 febbraio, sono destinati alla manutenzione e riqualificazione delle scuole.

Non soltanto. Per conto di Roma Capitale ci sono anche Ama e Acea in campo, per citare le due principali società partecipate a cui il Campidoglio ha dato delega di concorrere ai bandi Pnrr destinati alla realizzazione o ammodernamento degli impianti per i rifiuti. La prima sta progettando due biodigestori, la seconda punterà su trattamento o riciclaggio di materiali assorbenti a uso personale, fanghi di acque reflue, rifiuti di pelletteria e rifiuti tessili, ma anche sul biometano.

Una pioggia di denaro, insomma, che rischia però di impigliarsi nella carenza di personale. Vero è che ciascun bando, per le norme dettate dal governo, consente assunzioni ad hoc a tempo determinato. “Il paradosso però – ha sottolineato il sindaco – è che queste nuove figure arrivano dopo, mentre è adesso il momento in cui si devono fare i progetti”. Per questo il Campidoglio sta lavorando a partnership e accordi con università e altri enti, come Invitalia e Agenzia del demanio. “Costruiamo forme di collaborazione che sono importantissime per mettere a terra gli investimenti, vogliamo rafforzare la nostra dotazione di dirigenti, tecnici e quadri ma anche sviluppare collaborazioni con altri soggetti che ci aiutino a cogliere fino in fondo queste opportunità”, ha chiarito Gualtieri.

La carenza di personale preoccupa soprattutto gli assessori, chiamati a raggiungere gli obiettivi fissati dal sindaco, in Campidoglio, e dai minisindaci nei Municipi. Lo scorso anno Palazzo Senatorio non è riuscito a spendere quasi 160 milioni della dotazione finanziaria che aveva a disposizione. “Sono necessarie nuove assunzioni”, si dice nei corridoi dei dipartimenti tutti, dal Patrimonio all’Ambiente, passando per le Politiche Sociali e arrivando fino all’Anagrafe. Qualche amministrazione municipale non ha fatto mistero della sofferenza e con un atto chiaro ha chiesto rinforzi. È il caso dei Municipi I e XIII: il centro storico e l’area ovest di Roma a ridosso dell’Aurelia, che si estende fino alle periferie di Casalotti e Montespaccato. Nel Municipio I, con una memoria di giunta, la presidente Lorenza Bonaccorsi ha chiesto ben 173 unità di personale. “È trascorso un lungo periodo durante il quale, anche per la contrazione della spesa per il personale, non si sono registrate assunzioni” e nel frattempo “sono aumentate le competenze e le deleghe assegnate al municipio”, si legge nel documento.

Mancano funzionari tecnici e amministrativi, impiegati, ma anche assistenti sociali. Così come nel Municipio XIII, dove c’è necessità di geometri, ingegneri, architetti, considerando anche che “è in via di completamento il processo di decentramento che darà ulteriori competenze alle articolazioni municipali”, si legge nella memoria licenziata dalla giunta della minisindaca, Sabrina Giuseppetti, che ha chiesto al sindaco 44 nuove figure di personale. Si è lamentato della “carenza atavica di personale”, anche il presidente del Municipio VI, Nicola Franco. Lo ha fatto con un post sui social in occasione dell’inaugurazione di un presidio destinato ai senza fissa dimora. E ha chiesto “al sindaco Gualtieri un aiuto concreto per potenziare e aumentare le risorse umane da dedicare a questo ufficio, visto che siamo tra i pochi, se non gli unici, ad aver realizzato uno sportello interamente dedicato a questo bisogno”. Per ora non ha ancora messo nero su bianco le richieste: è in corso una stima, così come al Municipio XV dove per ora si contempla una necessità di almeno una quarantina di nuove unità.

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