L'associazione continentale dei costruttori prevede un aumento delle immatricolazioni di quasi l'8% nel 2022, ma mette in guardia sui ritardi nella costruzione di punti di ricarica per la mobilità a batteria. Che dipende ancora troppo dagli incentivi statali
In un momento di contrazione delle vendite per l’automotive europeo, l’associazione continentale dei costruttori (Acea) fa sentire la sua voce. Prevedendo una qualche ripresa per la fine dell’anno ma anche ammonendo sul ritardo che il vecchio continente sta accumulando in un settore cruciale per la diffusione dei mezzi elettrici, ovvero le infrastrutture.
L’Acea ha stimato che le immatricolazioni nel 2022 cresceranno del 7,9%, raggiungendo quota 10,5 milioni di veicoli, precisando che tali cifre sarebbero comunque “ancora quasi il 20% al di sotto dei livelli di vendita pre-crisi del 2019”. Il progresso rispetto al 2021 sarà anche dovuto ad un miglioramento, presumibilmente verso la fine dell’anno, sul versante delle forniture di microchip: a tale proposito, la stessa associazione ha esortato l’Unione Europea a ridurre la dipendenza da fornitori extra-continentali, per non danneggiare l’industria domestica.
Capitolo elettriche: nel 2021, nonostante la contrazione generale, hanno guadagnato terreno e quote di mercato e ad oggi, fa sapere Acea, un’auto su 5 vendute nel vecchio continente è elettrica. Ben diversa dalla situazione italiana, dove anche sommando elettriche ed ibride ricaricabili il rapporto è di una su 10.
Ai passi avanti a livello continentale, fa tuttavia da contraltare il grave ritardo accumulato nella costruzione di infrastrutture per la ricarica. A spiegare con chiarezza la situazione ci ha pensato il presidente di Acea, e ad del gruppo Bmw, Oliver Zipse: “Attualmente, il ritmo di implementazione delle infrastrutture è in ritardo rispetto alla domanda dei consumatori di auto a ricarica elettrica. Negli ultimi cinque anni, le vendite di auto elettriche sono cresciute quattro volte più velocemente rispetto all’accumulo di punti di ricarica: le vendite di auto elettriche sono aumentate di oltre 10 volte tra il 2017 e il 2021, mentre il numero di caricatori pubblici nell’Ue è cresciuto di meno di 2,5 volte nello stesso periodo. Se questa situazione non verrà affrontata con urgenza introducendo obiettivi ambiziosi per tutti gli Stati membri dell’Ue, incontreremo molto presto un ostacolo“.
Nondimeno, Zipse ha infine posto l’accento su un altro rischio che corre la mobilità elettrica, ovvero l’eccessiva dipendenza dal sostegno dei vari stati: “Non possiamo tuttavia dimenticare che questo è ancora un mercato piuttosto fragile, che dipende fortemente da misure di sostegno come incentivi all’acquisto”, ha sottolineato il numero uno dell’associazione dei costruttori.