Nello stesso giorno in cui l’ultimo report di Legambiente Mal’Aria sull’inquinamento atmosferico nelle città ci ricordava che siamo ancora in emergenza smog, come Regione Lazio ci apprestavamo a presentare il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria e la nuova fase di programmazione che vede impegnati 3,4 miliardi complessivi tra risorse regionali, del Pnrr, europee e nazionali, per combattere lo smog e l’inquinamento ambientale, come ho ricordato durante la prima puntata della mia rubrica settimanale “Gli Insostenibili”, in onda ogni venerdì alle ore 11 su Radio New Sound Level, dedicata ai temi di sostenibilità (qui il podcast).
Oltre 42 azioni in tre settori principali – mobilità sostenibile, economia circolare ed energia, agricoltura e zootecnia – che vanno dal potenziamento del trasporto pubblico locale con mezzi a basso impatto ambientale alla realizzazione di piste ciclabili, dall’efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati e dei processi produttivi agricoli fino alla sostituzione delle caldaie.
Ma qual è la situazione attuale? In sintesi, nel Lazio la qualità dell’aria è migliorata ma tanto resta ancora da fare, in base al monitoraggio dall’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale. Non solo per la tutela ambientale ma anche per quella della nostra salute, come ci ricordano i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) sulle morti premature dovute allo smog e come riportato anche nei dati che abbiamo diffuso come Regione Lazio assieme alle proiezioni sulla riduzione delle emissioni grazie alle azioni previste dal Piano di Risanamento per la Qualità dell’Aria.
Ma per raggiungere gli obiettivi globali ‘taglia emissioni’, tutte le Istituzioni, a tutti i livelli, devono fare la propria parte secondo un approccio olistico, con politiche integrate. Ad esempio è assurdo che la Commissione Ue da un lato avvii procedure d’infrazione contro l’Italia per il superamento dei limiti rilevate anche nei nostri territori, ovvero agglomerato di Roma e Valle del Sacco, che giustamente siamo chiamati a sanare per rispettare gli obiettivi europei salva-clima, mentre dall’altro lato la stessa Commissione Ue includa nella tassonomia verde fonti energetiche come gas e nucleare che vanno in direzione opposta in fatto di riduzione delle emissioni inquinanti e di sostenibilità.
L’auspicio è che Consiglio e Parlamento Ue, nei prossimi passaggi dell’iter del provvedimento sulla tassonomia verde, lo respingano al mittente coerentemente con gli obiettivi globali che ci chiedono di azzerare le emissioni inquinanti entro il 2050 e affinché tutte le azioni e le misure messe in campo dai territori non siano depotenziate.