Sono le città il cuore dei problemi della mobilità in Italia, per i ritardi nelle infrastrutture rispetto agli altri Paesi europei, che corrono di più. In tutta la Penisola ci sono 248 chilometri di metro, meno della città di Madrid che, da sola, ne conta 291. E poi, se dal 2009 gli spostamenti nazionali in treno sono aumentati di 46mila passeggeri al giorno, questo non è avvenuto ovunque. Quelli sull’alta velocità sono cresciuti del 114%, mentre quelli sugli Intercity sono diminuiti del 47%, perché l’offerta dei primi è cresciuta e quella dei secondi si è ridotta. Ergo: i territori fuori dalle tratte veloci hanno visto ridurre le possibilità di spostamento, facendo aumentare anche le differenze tra regioni. Sono alcuni degli aspetti che emergono dal Rapporto Pendolaria 2022 di Legambiente, con un focus sul nuovo scenario di investimenti previsti in Italia, per capire quanto possano essere davvero decisivi. Soprattutto nella situazione di incertezza in cui, da circa due anni, si trova il sistema dei trasporti ferroviari, tra le limitazioni imposte dalla pandemia, il sovraffollamento dei treni e i tagli al servizio per il personale in malattia. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, però, con i suoi 26 miliardi di euro per il trasporto ferroviario, rischia di non essere sufficiente a recuperare il gap nelle città e di treni al sud.

I ritardi da recuperare – Negli ultimi quattro anni l’Italia ha viaggiato a un ritmo di meno di 600 metri all’anno di nuove metro, “lontanissimo da quanto avremmo bisogno per recuperare i problemi” spiega il rapporto. Nel 2019 e 2020 non è stato inaugurato neanche un tratto di linee metropolitane e nel 2021 soltanto 1,7 chilometri. Per le tranvie nessun chilometro è stato inaugurato nel 2020 e 2021, mentre 5 chilometri erano stati inaugurati nel 2019 e 5,5 nel 2018. Negli ultimi vent’anni il nostro Paese ha continuato a investire in strade e autostrade, intercettando dal 2002 al 2019 il 60% degli investimenti. Emblematici i dati del Conto nazionale trasporti per gli interventi realizzati dal 2010 al 2019: 309 chilometri di autostrade, 2.449 di strade nazionali, a fronte di 91 chilometri di metropolitane e 63 di tram. Nel 2021 è continuato il rinnovo dei treni circolanti: sono arrivati 105 nuovi convogli (che si aggiungono ai 757 già immessi sulla rete ferroviaria), ma i passeggeri in circolazione si sono ridotti su tutti i treni, da quelli dell’alta velocità e agli Intercity (fino a registrare un 40% in meno), ai regionali (-45%). Tanti i disagi che hanno vissuto i pendolari e gli studenti, per autobus e treni sovraffollati, in particolare sulle linee che da anni sono le peggiori d’Italia come Roma-Lido, Roma-Viterbo, Circumvesuviana e alcune tratte lombarde. “A differenza delle città europee – sottolinea Legambiente – poche le ciclabili realizzate durante la pandemia, che potevano rappresentare un’importante alternativa per gli spostamenti, se integrate con il trasporto pubblico locale”.

Le differenze tra regioni – E se i territori fuori dalle tratte veloci vedono ridursi le possibilità di spostamento, tra le regioni aumentano le differenze. In alcune si registra un calo, come la Campania (-43,9%), il Molise (-11%, con al momento solo due coppie di treni al giorno sulla Termoli-Campobasso), l’Abruzzo (-19%), la Calabria (quasi -25%) e la Basilicata con un calo del 35%. Mentre sono aumentati in Lombardia, Alto Adige, Puglia, Toscana. “Dopo i tagli nei trasferimenti delle risorse dallo Stato alle regioni per il servizio di trasporto – spiega il report – in alcune regioni si è deciso di investire per non ridurre il servizio, mentre in altre è stato ridotto e gli investimenti rinviati”. È il Sud a soffrire i ritardi maggiori in termini di possibilità di spostamento nazionali e regionali, con meno treni, più lenti e vecchi. In Sardegna le linee continuano a non essere elettrificate e non sono previsti investimenti, se non sull’idrogeno.

Le risorse del Pnrr – Il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, ricorda le risorse senza precedenti del Pnrr, ma anche che occorre “investire per recuperare il gap di metro e tram delle città italiane, solo in parte recuperato, e dare finalmente ai cittadini del sud la possibilità di spostarsi in treno. In Italia – aggiunge – non bastano le infrastrutture e girano troppi pochi treni nelle città e nelle regioni fuori dall’alta velocità”. Cosa potrebbe cambiare? La missione 3 ‘Infrastrutture per una mobilità sostenibile’ del Pnrr prevede 26 miliardi di euro per il trasporto ferroviario, con interventi da realizzare entro il 2026. “Complessivamente sono in cantiere o finanziati 797 chilometri di nuove linee ad alta velocità – ricorda Legambiente – interventi di potenziamento di collegamenti trasversali, senza dimenticare l’elettrificazione della rete e l’installazione di sistemi di controllo della sicurezza su 1.635 chilometri di rete, che porterà la percentuale di elettrificazione in Italia dal 69,5 al 77,8%”. Per lo ‘Sviluppo di sistemi di trasporto rapido di massa’ nelle aree urbane, tra Pnrr e risorse statali, sono in cantiere o finanziati oltre 116 chilometri di metro tra nuove e riconversioni (a Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli, Catania), quasi 236 di tranvie (a Milano, Bergamo, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, Cagliari e Sassari) e 103 di filobus e busvie (tra quelle finanziate al 100%). Inoltre, sono previste risorse per le linee regionali, per il rinnovo dei treni Intercity e per l’acquisto di treni ad idrogeno “anche se non vi è alcuna garanzia che sia utilizzato idrogeno prodotto da fonti rinnovabili” spiega Legambiente.

La road map e le priorità – Nel report anche la road map dei progetti da realizzare al 2030, in un settore “che è l’unico che non ha visto riduzioni delle emissioni di CO2 dal 1990 e che è responsabile per oltre il 26% di quelle italiane”. Quattro le priorità, secondo Legambiente. In primis, un piano per recuperare il gap di metropolitane e tram nelle città italiane, con una legge che permetta ai comuni di programmare e accedere ai finanziamenti necessari. E raggiungere, in uno scenario al 2030, 411,5 km di metro (con un +162,6 rispetto alla situazione attuale) e 798,3 km di tranvie (+427,4 km). Necessario anche aumentare i treni, i tram e gli autobus in circolazione nelle città, rispondendo al problema dell’affollamento dei convogli e della frequenza inadeguata rispetto alla domanda esistente e futura, aumentando la dotazione del Fondo nazionale trasporti. Altra priorità è rappresentata da un nuovo contratto Intercity per ridurre le disuguaglianze territoriali: servizio fondamentale di collegamento tra le diverse aree del Paese, che in questi anni ha subito una riduzione del 16,25% rispetto al 2010 e per il quale servono 200 milioni di euro l’anno per avere più treni in circolazione al sud e nelle aree fuori dall’alta velocità. Infine, continuare il processo di rinnovo e di potenziamento del parco di treni circolante: occorre programmare l’acquisto o il rinnovo di 650 treni per le linee regionali e locali.

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