Audizione del direttore generale della Banca d'Italia, Luigi Signorini, davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario. Gli istituti coinvolti, per tre dei quali è stato chiesto il rinvio a giudizio, hanno incassato 273 milioni di commissioni, pari al 14% del valore delle pietre
Sono arrivati a 1,2 miliardi di euro i rimborsi versati ai clienti dalle banche coinvolte, nella veste di intermediari nello scandalo sulla vendita di diamanti a prezzi gonfiati. A fare il punto è stato Luigi Federico Signorini, direttore generale di Banca D’Italia, in audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario. Tra il gennaio 2017 e il gennaio 2022 via Nazionale ha ricevuto circa 1400 esposti. Gli intermediari più interessati dagli esposti sono Banco Bpm (79,5%), Mps (9,3%) e Unicredit (6,8%), tutti multati dall’Antitrust nel 2017 e per le quali la procura di Milano nel 2021 ha chiesto il rinvio a giudizio. Carla Ruocco, presidente della Commissione inchiesta banche, ha sottolineato che la vicenda “conduce a riflettere sull’efficacia degli attuali assetti della vigilanza bancaria e finanziaria e sulle possibili iniziative di carattere legislativo”.
Tra le vittime della presunta truffa ci sono anche diversi vip, come Vasco Rossi, Federica Panicucci, Simona Tagli e l’imprenditrice Diana Bracco. La vicenda era stata portata all’attenzione mediatica da Report e dalle accuse mosse da Carlo Bertini, dipendente della Banca d’Italia che dopo le sue segnalazioni fu demansionato. Signorini ha detto che le banche hanno accolto il 93% delle richieste di rimborso da parte dei clienti, che oltre al ristoro hanno potuto tenere i diamanti. I coinvolti nella truffa sono stati circa 71.000 e a ricevere i rimborsi, fino allo scorso ottobre, sono stati 52.440 acquirenti. La Vigilanza di Banca d’Italia, ha rivendicato, “nel sollecitare le banche a presidiare i rischi legali e di reputazione, ha contribuito a determinare il rimborso della gran parte delle somme contestate o contestabili”. Le commissioni incassate dalle banche su queste compravendite sono state pari a 273 milioni, “lo 0,3% delle commissioni attive complessive globalmente percepite nell’arco temporale considerato”, si legge nel testo dell’audizione. Ma su 1,8 miliardi di controvalore delle pietre la percentuale è di oltre il 14%.
Riguardo a Banco BPM, gli elementi acquisiti “hanno messo in evidenza un diretto e significativo coinvolgimento della banca nell’attività di commercializzazione di diamanti, non correttamente riportato nell’ambito delle informazioni trasmesse in esito alle richieste di chiarimenti della Banca d’Italia. In relazione a ciò, la Banca d’Italia ha presentato alla Procura di Milano denuncia formale ai sensi dell’art. 331 c.p.p. A supporto della denuncia è stata resa nota alla magistratura, previo assenso della BCE, l’interlocuzione tra il Banco BPM e la stessa BCE sulla vicenda della commercializzazione di diamanti. La Banca d’Italia si è costituita parte civile”. Lo scorso 21 gennaio il processo è stato diviso in più tronconi: le condotte di ostacolo alle funzioni di vigilanza della Banca d’Italia sono state trasferite a Verona da dove il processo dovrà ripartire.
Una parte dell’audizione di Signorini è stata secretata. Carla Ruocco, presidente della Commissione inchiesta banche, ha spiegato che “particolare attenzione è stata posta dalla Commissione sugli elementi e sulle verifiche svolte sulle diverse banche, anche di natura ispettiva, che hanno condotto la Banca d’Italia a ritenere non riconducibile ad un’attività finanziaria la compravendita dei diamanti attraverso il canale bancario”. Ruocco intende ora “svolgere ulteriori approfondimenti attraverso un’apposita audizione dell’AGCM. Inoltre, la vicenda diamanti conduce anche a riflettere sull’efficacia degli attuali assetti della vigilanza bancaria e finanziaria e sulle possibili iniziative di carattere legislativo”.