Ai suoi amici più stretti il governatore della Toscana Eugenio Giani è solito ripetere di aver iniziato a far politica nel Psi con la questione dell’aeroporto di Firenze nel cuore. Questione annosa, quella dello scalo fiorentino. Iniziata, nientemeno, che nel 1955. L’anno in cui la Fiorentina, altra passione di Giani, intraprese il campionato che gli diede il primo dei due scudetti finora vinti dalla Viola. Il secondo avvenne nel 1968-69 quando il Governatore aveva dieci anni, ma a Firenze si continuava (e si continuerà) a discutere di aeroporto senza far nulla. E, dopo il secondo scudetto, anche la Fiorentina è scivolata nel pantano di Firenze e della Toscana dove sogni e progetti pubblici finiscono nel girone infernale dei mezzi secoli. “Siamo più di 50 anni che si dibatte sullo scalo fiorentino, e siamo ancora lì, fermi, sempre a discutere degli stessi temi”, sbotta Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana.
Divenuto presidente della Regione nell’ottobre del 2020, Giani ha messo in cima alla sua agenda il rilancio dello scalo fiorentino, gestito da Toscana Aeroporti, società per azioni, guidata dal renziano Marco Carrai e controllata dal magnate argentino Eduardo Eurnekian, che con la sua Corporación America gestisce oltre 50 scali nel mondo. Il progetto è noto: costruire una pista di 2400 metri parallela all’attuale di soli 1700 metri con i piloti costretti a fare salti mortali per decollare e atterrare. Ma il progetto è stato avversato dai comuni della Piana fiorentina, Prato compreso, e da Pisa che vede nella seconda pista fiorentina il cavallo di troia di Firenze per insidiarne il primato di primo scalo della Toscana. Tra strepiti e ricorsi con il Consiglio di Stato che ha bocciato la pista lunga, si è arrivati alla pandemia, che ha falcidiato voli e passeggeri.
Ora Giani ha pensato bene di mettere mano al progetto del potenziamento della pista – 375 milioni il costo, di cui 150 privati -, seguendo la sua diplomazia preferita: cene, pranzi, pacche nelle spalle, buoni rapporti con tutti, lui che conosce uno ad uno i sindaci dei 273 comuni toscani. Così la “pax aeroportuale” che si profila all’orizzonte si basa su due piatti tipici, forse i più popolari della cucina toscana: il cacciucco, emblema della regione costiera, e la bistecca, simbolo del buon mangiare fiorentino.
Nell’aprile del 2021, con la “benedizione” di Giani è stato siglato il patto del cacciucco tra i sindaci di Livorno Luca Salvetti, di Lucca, Alessandro Tambellini, di Pisa Michele Conti e di Firenze Dario Nardella: “Gli scali di Pisa e Firenze non si dovranno mai fare concorrenza ma lavorare insieme”, giurarono i quattro davanti ad un piatto appetitoso di cacciucco. Sistemata la controversia con Pisa, Giani è passato a risolvere i contrasti tra i comuni della Piana e Palazzo Vecchio invitando, in un ristorante di Sesto Fiorentino , oltre a Nardella anche i sindaci di Prato Matteo Biffoni, di Campi Bisenzio Emiliano Fossi e di Sesto Lorenzo Falchi, per una cena a base di bistecca. Risultato? Il no della Piana sulla nuova pista dell’aeroporto Vespucci è venuto meno. Alla condizione che la pista, ribattezzata nel frattempo “pista Giani”, venga accorciata di 200 metri e inclinata di 4 gradi per renderla meno impattante.
Ora la palla passa ad Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile, che dovrà dare il suo visto tecnico al nuovo progetto. È l’ultimo capitolo? Giani ci spera, ma incrocia le dita, non si sa mai e soprattutto, quando passa da Corazzano, una località della sua San Miniato, si ferma a pregare in una pieve romanica dedicata a San Giovanni Battista.