Il comparto piscine si trova in una ” situazione devastante”, che “necessita di interventi immediati, destinati ad affrontare la grave crisi finanziaria“. Dai gestori degli impianti natatori italiani arriva un nuovo importante avvertimento sulle conseguenze del caro bollette. Domenica scorsa, 6 febbraio, molte piscine sono rimaste chiuse per denunciare i problemi economici affrontati a partire dall’inizio della pandemia. Secondo il Coordinamento associazioni gestori impianti natatori, l’adesione alla protesta “in tutte le Regioni italiane ha superato il 50%“, con punte dell’80% in Veneto e Piemonte. E la manifestazione ha prodotto un primo risultato: mercoledì 9 febbraio Marco Sublimi, delegato nazionale del coordinamento, incontrerà il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, insieme a Roberto Bresci (Agisi), Luca Bosi (Piscine Emilia-Romagna) e Alessandro Valentini (Assonuoto).
Se il comparto ha sofferto durante i mesi della pandemia, ora il problema riguarda anche i costi delle forniture, che secondo i gestori rischiano di portare al fallimento un intero settore. Sublimi a ilfattoquotidiano.it cerca di spiegare la dimensione del problema: “Già stanno fallendo società di gestione, vengono lasciati a casa dipendenti e collaboratori sportivi, vengono lasciati fuori dall’impianto gli utenti. Più si andrà avanti e peggio sarà“. E aggiunge: “La questione pandemia non va dimenticata è non è ancora terminata. Le piscine su 23 mesi sono rimaste chiuse 10 mesi. E nei periodi di apertura abbiamo avuto comunque grandi limitazioni, ancora oggi la capienza massima consentita è al 40%. Per quanto riguarda i ristori: non hanno mai superato il 5% dei ricavi annuali di una piscina. In più, abbiamo avuto un calo del fatturato dovuto alle quarantene scolastiche“.
Dopo il Covid, il caro bollette – In questa situazione si è innestato il caro bollette: “Ovviamente non colpisce solo noi, ma abbiamo avuto aumenti fino al 150%. Per quanto riguarda le gestione delle piscine coperte, i costi energetici normalmente arrivavano al 30-40% del totale dei costi degli impianti natatori coperti. Immaginate cosa può comportare un aumento di tale portata”, spiega ancora Sublimi. Concetto ribadito anche dal presidente di Assonuoto Valentini: “Il Covid ha fatto emergere le prime grandi difficoltà per via delle restrizioni, poi con il caro-bollette la situazione è deflagrata“. “Prima abbiamo avuto i ricavi compressi per via del Covid, che ancora oggi non ci consente una capienza al 100%. Poi il 31 dicembre sono finite le moratorie dei mutui. Adesso che la pandemia va meglio, è arrivata la stangata delle bollette”, spiega per descrivere quella che definisce “una tempesta perfetta“.
L’allarme dai Comuni – L’allarme dei gestori delle piscine s’intreccia con quella dei Comuni, che giovedì 10 febbraio “spegneranno” i luoghi simbolo delle città per protestare a loro volta contro il caro bollette. In Toscana 19 sindaci hanno scritto al governatore Eugenio Giani anche per segnalare “la criticità di gestione degli impianti natatori”, denunciando la situazione di un settore che ” rischia di fallire in blocco“. Anche Dario Nardella, primo cittadino di Firenze, ha chiesto al governo “una misura urgente di sostegno a favore dei gestori di impianti sportivi”, comprese le piscine. E l’Anci Emilia-Romagna ha segnalato le difficoltà nel garantire quello che a tutti gli effetti è un servizio pubblico, mentre il presidente delle Marche Francesco Acquaroli ha ricevuto i gestori e invocato l’aiuto del governo: “Le Regioni da sole, con il loro bilancio, non possono sostenere il peso economico di misure totali a sostegno di questa situazione”.
L’incontro al Mise e con i leader politici – Anche la politica nazionale si sta interessando al tema: mercoledì il Coordinamento nazionale delle associazioni gestori impianti natatori incontrerà anche il segretario del Pd Enrico Letta e il leader M5s Giuseppe Conte. Mentre Matteo Salvini ha annunciato “un decreto energia per fronteggiare gli aumenti”, citando il caso della piscina comunale di Ravenna che sulla propria pagina Facebook ha postato la bolletta del dicembre 2021 a confronto con quella del 2022, con il costo aumentato da 14mila a 64mila euro. “Di foto del genere non sa quante ne ho viste”, commenta Valentini, presidente di Assonuoto. Che poi spiega: “Alcuni impianti hanno le utenze intestate all’amministrazione pubblica, anche se poi a pagare è il gestore”. In questi casi, quindi, il fornitore viene individuato tramite gara pubblica. “Quando invece le utenze sono intestate al gestore, è lui a trattare direttamente con il fornitore”, continua Valentini. Per questo motivo, i gestori che sono intervenuti cambiando contratto e magari bloccando le tariffe hanno limitato i problemi: “È vero, ma nessuno ha avuto la sfera di cristallo – commenta il presidente di Assonuoto – l’aumento delle bollette ha colto impreparate molte aziende e molte famiglie. Anche il governo non era pronto”.
Le richieste dei gestori al governo – Per questo, come si legge nel comunicato del coordinamento, i rappresentanti dei gestori al Mise chiederanno una serie di interventi. “Un contributo salvagente di 150 milioni di euro per mantenere in vita le 3mila piscine italiane. Devono andare in mano ai gestori subito e con una semplicità di distribuzione, basata sui metri quadri di superficie degli impianti natatori”, spiega Sublimi. Poi la creazione di un fondo per le Pubbliche amministrazioni da utilizzare per il riequilibrio delle concessioni, attraverso il quale “le Pa potranno rimettere in equilibrio gli accordi alla luce della pandemia e del caro bollette”. Ovviamente un intervento per ridurre il problema del “caro bollette” attraverso il credito di imposta. Ancora, la possibilità di accesso all’ecobonus 110% per gli interventi sulle piscine. Un credito di imposta per i canoni di locazione e di affitto di ramo di azienda per il 2022. Infine, l’inserimento di un bonus sport da utilizzare anche nelle piscine, “per far sì che le persone tornino a fare sport il prima possibile“, conclude Sublimi. L’obiettivo, spiegano i gestori nel comunicato, è il proseguimento di “un servizio pubblico essenziale capace di produrre occupazione, benessere e salute per milioni di utenti”. Un concetto su cui insiste anche Valentini: “Le piscine non servono solo per l’attività agonistica, ma anche per lo sport di base e per la crescita delle giovani generazioni. Sono un servizio che prima della pandemia veniva utilizzato dalle scuole. Sono essenziali per le persone con disabilità e per la riabilitazione“.